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Grasso: io imparziale. Scontro Renzi-Grillo

Mossa del governo per superare lo stallo sul ddl Boschi: imposta la «tagliola». Tempi ridotti per gli interventi dei gruppi. Morra (M5S): «E' un abuso della forza»

 Sempre più accidentato in Aula il cammino
 del ddl Boschi sulla Riforme. Giovedì matti-
 na la seduta del Senato sulle riforme è sta-
 ta sospesa a lungo a seguito della convo-
 cazione della conferenza dei capigruppo 
 del presidente Grasso. Il Pd quindi impone
 la "tagliola", scatenando l'ira delle opposi-
 zioni. E Renzi ammonisce: «Io non mollo».

«Il gattopardo è già morto e quelli che sono rimasti hanno una paura...» così il premier intervistato a La7, ironizzando sul titolo della trasmissione di Alan Friedman, confermando che non ha alcuna intenzione di mollare e anzi rilancia: entro Natale sarà approvato il Jobs Act e nei prossimi giorni saranno convertiti in legge il decreto competitività e il decreto turismo e cultura con l’Art bonus. Renzi ha poi ribadito ancora una volta che la sua volontà di procedere con le riforme e cambiare il Paese nonostante le forti resistenze dentro e fuori il Parlamento resta immutata. Il premier ha spiegato di essere «contro la dittatura della maggioranza, ma anche contro quella della minoranza». Tuttavia si è detto convinto che il testo sulle riforme passerà: «L’ostruzionismo è il tentativo di buttare tutto per aria, ma con tutti gli strumenti del regolamento porteremo a casa le riforme».

In mattinata c'è stato poi lo scontro tra il premier e Beppe Grillo. «Si chiama colpo di Stato. Mussolini ebbe più pudore, non lo chiamò riforme. Il regista di questo scempio è Napolitano che dovrebbe almeno per pudore istituzionale dimettersi subito e con il quale le forze democratiche non dovrebbero avere più alcun rapporto». È quanto scrive il capo politico dei 5S in un post sul blog. «Riforme: dice Grillo che il nostro è un colpo di stato. Caro Beppe: si dice sole. Il tuo è un colpo di sole!». Così replica Renzi su Twitter. Poi un altro messaggio: «Riforme: dopo 4 voti in Parlamento, faremo un referendum. Perché le opposizioni urlano? Di cosa hanno paura? Del voto degli italiani? #noalibi».

Intanto nel corso della tradizionale Cerimonia del ventaglio, il presidente del Senato Grasso commenta: «A proposito di tempi, ostruzionismo e contingentamento, voglio dire che lo spettacolo offerto dal duro scontro politico di questi giorni mi ha molto addolorato e, in alcuni momenti, indignato. Non è questa l'immagine che la politica, e questa istituzione in particolare, deve dare al Paese. Come presidente ho ben chiaro il mio ruolo di garante sia della maggioranza che delle opposizioni, e continuerò ad operare in tale senso. So bene, e per esperienza, che il ruolo del giudice imparziale è tra i più esposti a critiche ma questo non ha mai intaccato la mia terzietà prima e non lo farà neanche ora». Il presidente poi respinge anche tutti i sospetti sulla decisione del voto segreto: «Sui criteri che mi hanno ispirato nella scelta di concedere il voto segreto su ben specifici emendamenti, e la risposta è molto semplice. Su questo punto infatti il regolamento non lascia alcun margine di interpretazione prevedendo che, su richiesta di 20 senatori, sono effettuate a scrutinio segreto le deliberazioni relative alle norme sulle minoranze linguistiche di cui all'articolo 6 della Costituzione. La ratio di questa norma, chiarissima nella sua espressione, è dare corpo ad un articolo della prima parte della nostra Costituzione, quella sui principi fondamentali, che sono ritenuti immodificabili».

Giovedì era stato il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, ad avanzare per primo l'ipotesi della richiesta di contingentare dei tempi del dibattito al Senato applicando la cosiddetta "tagliola". «Così non si va avanti - era il commento sconfortato dei dem -. Il governo è sempre disponibile a migliorare il testo, ma non a stravolgerlo». Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi bocciava poi per l'ennesima volta un rinvio a settembre della approvazione da parte del Senato e attaccava: «Andiamo avanti. Non è serio fare ostruzionismo in questo modo, ne va della dignità anche di questa istituzione».

Ed ecco che alla fine al termine della riunione dei capigruppo a Palazzo Madama sul ddl costituzionale sulle riforme, Gasparri (Fi) annunciava: «Entro l'otto agosto si vota con il contingentamento». «È una decisione grave ed irresponsabile. In Aula daremo battaglia» era quindi il commento a caldo della senatrice di Sel, Loredana De Petris, dopo la decisione della maggioranza di mettere la tagliola sul ddl costituzionale sulle riforme. Con la De Petris davanti alle telecamere si sono presentati anche i capigruppo di Lega e M5s, Centinaio e Petrocelli, che hanno definito l'esito della capigruppo «uno dei soliti giochetti di Renzi». Nicola Morra (M5S) arringava: «Ormai non c’è proprio alcuna vergogna nell’esercitare l’abuso della forza. Renzi pensa che il Senato sia come Gaza».
Gli oppositori si sono poi riuniti per parlare della situazione. Con loro anche alcuni dei dissidenti del Pd e dei frontisti di Fi. Oltre ad esponenti di Sel, M5s, ex M5s, erano presenti anche senatori della Lega: tra i dissidenti dei due maggiori partiti che invece sostengono le riforme presenti pure Felice Casson e Augusto Minzolini.

Più tardi poi, un centinaio di parlamentari di M5s, Sel, Lega e gruppo misto di Camera e Senato si è riunito nei pressi di Palazzo Madama per andare in corteo sotto al Quirinale per chiedere di essere ricevuti dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano e protestare sulla «tagliola» decisa dalla maggioranza. Intanto il ministro Boschi rispondeva con un tweet: «L’ultima parola sulle riforme sarà dei cittadini: referendum comunque! #noalibi».

25-07-2014


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