Camera vota i tagli ai dipendenti. Ed è caos
Tetto massimo di 240.000 euro. Proteste da parte dei dipendenti di Montecitorio per la decurtazione. «Bravi, Bravi, Bis!» e «grazie!» le urla di numerosi dipendenti
Il “palazzo” cerca di contingentare i costi e i dipendenti non ci stanno. È scoppiata una vera e propria protesta dei dipendenti di Montecitorio, infatti, per il tetto massimo ai loro stipendi: 240.000 euro. «Bravi, Bravi, Bis!» e «grazie!» le urla ai deputati usciti dall’ufficio di presidenza della Camera al termine della riunione odierna.
In mattinata è stato quindi dato l’ok alle linee guida per iniziare la contrattazione sulla applicazione dei tetti salariali. Cosa che appunto non è piaciuto per niente ai dipendenti della Camera, che puntano il dito anche contro la decisione di escludere una loro rappresentanza dalla riunione. I tetti retributivi per i dipendenti non riguardano solo Camera, naturalmente, ma anche il Senato. Gli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, riuniti in contemporanea, hanno fissato quello massimo, relativo ai Consiglieri Parlamentari, in 240mila euro all’anno al netto della contribuzione previdenziale (l’8,8% della retribuzione).
La contestazione più vibrante è stata per la vicepresidente Marina Sereni, che ha la delega sul personale («Bel capolavoro, grazie»!, le è stato urlato nel corridoio dei “busti” da decine di lavoratori); ma gli applausi da sfottò sono toccati anche ai questori ed ai Cinque Stelle Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro. Sindacati già sul piede di guerra: «Apparirebbe evidentemente un illegittimo esercizio di potere impositivo, in totale spregio dell’articolo 23 della Costituzione - puntualizza l’OSA, una delle sigle sindacali di Montecitorio -. Non difendiamo privilegi, ma soltanto il rispetto dei diritti e riforme che rispondano effettivamente a principi di efficienza e trasparenza». |