Alitalia, il governo all'attacco dei sindacati
«Solo un marziano li capirebbe» è il commento del ministro Lupi. Il premier Renzi avverte le parti in causa: «Si deve scegliere tra mille o 15mila esuberi»
«Non mi risulta un ultimatum da parte di Etihad». Così venerdì Gabriele Del Torchio, amministratore delegato di Alitalia, smen- tiva le voci su un aut-aut degli arabi: chiu- sura entro lunedì o salta tutto. Ma sale la tesione tra governo e sindacati, tanto che il premier dice: «Si devono rendere conto: alternativa è tra mille o 15mila esuberi».
«Il governo procede con forza e farà la sua parte, la settimana prossima di deve chiudere». Così in mattinata Lupi, secondo cui «non c'è un piano B, c'è solo un grande piano A» e l'alternativa sarebbe mandare a casa 15mila persone. «Solo un marziano capirebbe le divisioni all'interno dei sindacati», sottolinea il responsabile dei Trasporti parlando delle divisioni sulla «rappresentanza» fra le organizzazioni dei lavoratori. «I sindacati sono incomprensibili: della rappresentanza di quale azienda parlano: la grande compagnia che sarà o quella che chiuderà?». Ad ogni modo il ministro resta fiducioso: «Non sono assolutamente preoccupato mi sembra che sia arrivato il tempo della responsabilità: o la crescita o il baratro; il tempo è scaduto, e noi abbiamo lavorato con responsabilità». Permane comunque «il rischio di un ritiro da parte di Etihad», cosa che potrebbe accadere «solo se le condizioni non venissero rispettate». Ma «solo chi non capisce la grande opportunità per la compagnia e per tutto il Paese» potrebbe farla sfumare.
Venerdì l'a.d. Del Torchio, interpellato a margine dell’assemblea della compagnia, commentava le prime indiscrezioni di un quotidiano secondo cui il ceo di Etihad James Hogan avrebbe posto una deadline a lunedì 28 per raggiungere un’intesa sullo “sposalizio” tra le due compagnie, altrimenti sarebbe pronto ad abbandonare l’affare, dicendo: «Non mi risulta un ultimatum di Etihad». A fargli eco anche Michele Elia, a.d. delle Ferrovie dello Stato al cantiere “Viabilità” del Terzo Valico a Genova: «Nessun tipo di sollecitazione da parte del governo o delle banche per entrare nella partita Alitalia-Ethiad». Come detto, poi, sempre venerdì, i soci hanno detto sì al bilancio dell’esercizio 2013 (chiuso secondo le indiscrezioni con una perdita netta di quasi 570 milioni) e all’aumento di capitale in forma di equity committment fino a 250 milioni di euro. Non è passato, invece, il punto all’ordine del giorno relativo al contratto con Etihad.
Intanto è divampata la polemica tra i sindacati interessati: il referendum sugli accordi integrativi del gruppo Alitalia che prevede una riduzione del costo del lavoro per 31 milioni di euro per l’anno in corso, infatti, non ha raggiunto il quorum ma l’accordo - secondo Cgil, Cisl e Ugl - rimane valido: «L’azienda è viva e il lavoro è salvo», è quanto rimarcato in un tweet da Giovanni Luciano, segretario generale della Fit-Cisl. Nel fare presente che ha votato circa il 30% dei lavoratori nelle 25 ore in cui sono rimasti aperti i seggi, Luciano confermava sì che non è stato raggiunto il quorum necessario, tuttavia i consensi dei votanti hanno raggiunto l’80%. Il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, ammoniva invece che Testo Unico sulla rappresentanza alla mano, il referendum in Alitalia non sarebbe valido. |