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Impotente e prepotente. Comicità in scena

Metti un po’ di comicità condita con momenti comici esaltanti e battute abbastanza incalzanti che lo spettacolo Impotente e prepotente è servito. Dal 21 al 26 ottobre...

 Suggestioni caricaturali accentuate da ila-
 rità sviluppata su temi sociali tuttora com-
 battuti e discussi. Piccoli sketch offrono
 spunti di riflessione che risultano essere
 argomenti di dialogo combattuti. Tra il
 credere, fare la carità e il cinismo, la solu-
 zione, alla fine, si trova sempre.

Metti un po’ di comicità condita con momenti comici esaltanti e battute abbastanza incalzanti che lo spettacolo Impotente e prepotente è servito. Dal 21 al 26 ottobre il Teatro Millelire di Roma lo presenta anche in concomitanza della festa dei teatri del prossimo week end. Testo e regia curati da Antonio Diana e prodotto da Madrearte, lo spettacolo si articola in due atti.

Gli attori si muovono nello spazio in modo abbastanza uniforme e inequivocabile, soprattutto in apertura. Serena Pisa con la sua parte cantata rivela una voce armoniosa e Riccardo Citro che, nei panni della bambola, fa entrare il pubblico in una situazione cabarettistica come un vero show man.

Il resto della performance, non proprio bilanciata, l’ho trovata a tratti dinamica come in altri poco scorrevole. Il tema trattato è interessante, ma a livello sociale molto discusso. Recitato in chiave ironica, si sviluppa intorno a dinamiche che vertono tra l’essere credenti, l’aborto, l’ateismo e l’impotenza.

La storia si svolge in un salotto di una casa napoletana e di per se mi ha fatto ricordare gli sketches della smorfia napoletana. Un sofà, due tavoli, due sedie, un carrellino per i liquori e vari ninnoli creano la semplice scenografia. Tra battute, personaggi caricaturali e un po’ caricati, dato l’argomento scelto – per forza sdrammatizzato e condotto in modo leggero – si entra in contatto con questioni dolorose, le quali bisogna in qualche modo saper affrontare.

Credere in Dio da un lato dà la forza di andare avanti, anche se l’Entità superiore non è presente in carne ed ossa tra noi. Facendo del bene si donano amore e carità verso chi ha più bisogno. Ci si rende felici e si superano dolori che sembrano insormontabili. Essere atei e cinici, invece, può rendere la vita quasi un gradino insormontabile. Un modo alternativo per dimenticare sofferenze, non superarle, ma solo scansarle per andare avanti.  Nonostante una non superficialità, il protagonista cerca vari modi di risolvere il problema dell’impotenza, conseguenza della perdita del figlio. Le cure stravaganti suggerite dal Dott. Capriello, Riccardo Citro, inducono il Sig. Michele Moscio, Antonio Diana, a seguirle. Divertente è il travestimento da bambola del Dott. Capriello che, con moine e giochi erotici, proverà a circuire il padrone di casa per farlo guarire.

Tre i punti di vista per considerare la gravidanza un elemento essenziale della nostra vita. La nascita di una figlia dopo aver subito una violenza, una gravidanza a rischio e portata a termine con la morte del nascituro dopo due giorni di vita e infine la cameriera giovane, Maddalena, Serena Pisa, che rimane incinta. Ne nasce una diatriba che porta a comprendere il significato di una vita e la sua importanza. La nascita. Di aborto si parla. Lo pondera il ragazzo di Maddalena, Gaetano, che si trova a riconsiderare il suo mondo e sottrarsi alle proprie responsabilità.

Ciò che ho trovato interessante sono i giochi di parole, il parlare tramite proverbi, le rime e gli stacchi tra un atto e l’altro. Anche la contrapposizione tra i personaggi è chiave di lettura e la coppia sposata né accentua la caratterizzazione. La parte finale l’ho trovata fantasiosa. Gli attori, in pose immobili e a coppie, vengono illuminati dal faro prima dei saluti.

Nino Bruno, l’autista, Lino Trematerra, Gaetano il cuoco, Viviana Cangiano, la moglie di Michele e Antonio Botta, Suor Letizia e il giardiniere completano il quadro recitativo accompagnato dalle musiche originali di Giuseppe D’Ario, Gaetano Fierro e Salvatore Pisano, guidate, insieme alle luci, da Antonio Lupi.
Sebbene la commedia offra ottimi spunti di riflessione, a mio parere potrebbe essere lavorata meglio per far si che il filo logico possa risultare lineare e possa scorrere in modo più fluido senza alti e bassi di ritmo e di tempo.

Annalisa Civitelli
26-10-2014

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