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Gazzetta Ufficiale

Napolitano «non ha mai saputo di accordi»

In quaranta al Colle per la deposizione del presidente della Repubblica nell’ambito del processo sulla presunta “trattativa”. Venti i quesiti portati dagli inquirenti

 Una giornata che resterà inevitabilmente
 nella Storia recente del nostro Paese:
 martedì mattina, a porte chiuse, infatti, il
 presidente della Repubblica Giorgio Napo-
 litano è stato sentito in videoconferenza
 dal Quirinale nell’ambito del processo sul-
 la presunta trattativa Stato-mafia. Erano
 in quaranta per la deposizione al Colle.

Il Presidente ha quindi ricevuto tra i saloni del Quirinale la Corte d’Assise di Palermo, presieduta dal giudice Alfredo Montalto, i pm e i legali degli imputati (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Giovanni Brusca, Nicola Mancino, Marcello Dell'Utri, Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino), per riferire su quanto sia a conoscenza, non solo relativamente alla lettera del luglio 2012 del giurista Loris D'Ambrosio (morto un mese dopo stroncato da un infarto), in cui il consigliere giuridico del Quirinale confessava di temere di essere stato «strumento di indicibili accordi»; ma anche di eventi relativi a quanto avvenne nell’estate del 1993. Se, nel pieno delle bombe stragista, egli fosse quindi stato a conoscenza, e dunque sottoposto a maggior tutela, di un possibile specifico progetto d’attentato di tipo mafioso nei suoi confronti.

Il presidente della Repubblica è stato sentito per tre ore. All'udienza, iniziata intorno alle 11, Napolitano ha risposto a tutte le domande, come precisa un comunicato del Quirinale in cui si legge: «Si è svolta stamattina nel Palazzo del Quirinale l'udienza del processo in corso davanti alla II Sezione della Corte d'Assise di Palermo nella quale il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva dato la sua disponibilità a testimoniare, ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali nè obiezioni riguardo alla stretta pertinenza ai capitoli di prova ammessi dalla Corte stessa. L'udienza è durata circa tre ore. La Presidenza della Repubblica auspica che la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l'acquisizione agli atti del processo, affinchè sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi di informazione e all'opinione pubblica delle domande rivolte al teste e delle risposte rese dal Capo dello Stato con la massima trasparenza e serenità».

Il capo dello Stato ha risposto anche alle domande del legale di Riina. Napolitano, ha detto uno degli avvocati, ha risposto anche ad alcune domande poste dal legale di Totò Riina. «Nessuno gli ha fatto una domanda specifica sull'esistenza di una trattativa tra lo Stato e la mafia» ha spiegato poi l'avvocato Ettore Barcellona, legale di parte civile. «La parola "trattativa" non è mai stata usata» ha riferito un altro legale della difesa al termine dell'udienza.

Napolitano, stando a fonti di stampa, ha riferito di non essere stato mai «minimamente turbato» dalle notizie su presunti attentati alla sua persona nel 1993. «Questo perché faceva parte del suo ruolo istituzionale» ha detto l'avvocato Nicoletta Piergentili della difesa di Nicola Mancino. E «con Loris D'Ambrosio eravamo una squadra di lavoro» avrebbe quindi detto il presidente della Repubblica durante la sua testimonianza nel processo sulla trattativa. A riferirlo è stata l'avvocato Piergentili.

«Nel corso della deposizione Napolitano ha riferito che, al'epoca, non aveva mai saputo di accordi tra apparati dello Stato e Cosa nostra per fermare le stragi» ha detto Giovanni Airò Farulla, avvocato del Comune di Palermo. Il legale di Riina, Luca Cianferoni, ha invece sottolineato che «la Corte non ha ammesso la domanda più importante», quella sul colloquio tra il presidente Napolitano e l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro quando pronunciò il famoso «non ci sto!». «Questa domanda non ha trovato il diniego di Napolitano ma quello della Corte che non l'ha ammessa», ha aggiunto il legale. «Il presidente della Repubblica ha tenuto sostanzialmente a dire che lui era uno spettatore di questa vicenda» ha detto ancora Cianferoni.

28-10-2014

Linear

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