Tre terrieri, la fattoria politica. Il teatro e le diverse chiavi di interpretare la realtà
Intenso e vitale spettacolo che di ispirazio- ni e metafore ne esprime diverse. Una se- rie di sketch che aiutano a comprendere il concetto che gli attori hanno voluto dare alla performance. Ironia e battute irrive- renti, sottintesi politici, dalle quali bisogne- rebbe prendere spunto per il nostro futuro.
A volte il teatro sorprende e non inaridisce. Si esce dalla sala consapevoli di aver visto uno spettacolo ricco e denso di una ricerca notevole.Al Teatro Trastevere di Roma dal 25 al 30 novembre Tre terrieri, la fattoria politica ha fatto identificare il pubblico con il mondo attuale. Quello politico. Fulvio Maura, Angelo Sateriale e Roberto Di Marco interpretano, nell’ordine, Water, Doppiopetto e Taleggio, donando un’originale chiave recitativa, incalzante, ritmica e ripetitiva.
Quest’ultima forma, la ripetizione degli sketch, sempre uguali ma con dinamiche diverse, si comprende sin dalla parte centrale dell’esibizione. Essa guida lo spettatore verso il significato che gli attori – registi hanno voluto dare al testo. Il linguaggio inventato, studio derivato dei diversi dialetti italiani, dal pugliese, al ciociaro, al latino e a quello contadino risulta essere comprensibile e, attraverso le sue metafore, definisce uno status sociale, quello italiano, abbastanza inquietante.
Tre fratelli, i quali, alla morte dei genitori, si trovano a dover governare la fattoria di famiglia. Si litiga su chi dovrebbe essere il capo, su come governare le galline, dolce sottinteso di popolo. Di sicuro un incitamento a riprendere ciò che è nostro diritto e non deciso da altri.
Molti i temi affrontati, che mediante una battente ironia, si intrecciano alle mimiche, intervalli, tra una scena e l’altra e il curioso prologo. Le telefonate dell’uomo del colle che decide chi deve governare, il gioco dell’insalata ad personam, la direzione da prendere, se destra o sinistra e gli stessi personaggi già caricature di per loro. Soprattutto Doppiopetto, il quale può essere visto come il Berlusconi nostrano.
Interessanti le mimiche supportate dalle basi musicali, a cura di Stefano Maura. Ognuno degli attori recita grazie a voci registrate di sottofondo. Illuminati a rotazione, con le pale in mano, cercano rimedi su come compiere i loro intenti.
All’interno di una stanza i movimenti si fanno dinamici. Un tavolo, delle sedie di paglia, due comodini antichi, pale, una damigiana, le foto parlanti dei genitori, scope e cassette di legno, compongono la scenografia dell’ambiente di campagna.
La rappresentazione è trasposizione integrale dell’omonimo corto che ha vinto al concorso Autori nel cassetto, attori sul comò 2013 e versione teatrale della serie web Tre Terrieri – La politica terra terra, prodotta con il sostegno del crowdfunding. Tre terrieri, la fattoria politica, è stato presente al Roma Fringe Festival 2014 ricevendo la nomination per la Migliore Drammaturgia. Il richiamo al romando di George Orwell, La fattoria degli animali, è assai evidente e, di sicuro, la rappresentazione Tre terrieri, la fattoria politica né rende onore facendo sprofondare la nostra posizione politica in una situazione assurda e scompigliata. Tanto che ingovernabilità e incapacità dall’alto emergono per creare la confusione diretta al popolo.
Dovremmo trovare il miglior modo possibile per riprenderci ciò che ci appartiene e ci spetta. Civiltà e diritto, per la nostra dignità di cittadini. |