Napolitano: «Cambiamento in atto con Renzi»
Così il presidente della Repubblica nella cerimonia di auguri con le alte cariche dello Stato. Poi sottolinea: «Austerità soffocante, non si blocchino le riforme»
«Gli auguri che quest'anno ci scambiamo si intrecciano strettamente con gli impegni che tutti condividiamo per il superamento degli aspetti più critici per la situazione economica e sociale». Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella cerimonia di auguri con le alte cariche del- lo Stat.
«Sta per concludersi il 2014, anno non di ordinaria amministrazione», ha esordito il capo dello Stato, ricordando a tutti che «il governo ha annunciato una non breve serie di azioni di cambiamento, un tasso di volontà riformatrice che ha riscosso riconoscimenti e aperture di credito sul piano internazionale. Si è messo in atto un processo di cambiamento. Non si attenti alla continuità del nuovo corso. Non possiamo essere ancora il Paese attraversato da discussioni ipotetiche, se e quando e come si voglia e si possa puntare su elezioni anticipate» o su «scissioni. È solo un confuso agitarsi che torna ad evocare lo spettro della instabilità».
Si è lavorato, dice il Presidente, «per un cambiamento delle politiche dell’Unione e per una sua guida che favorisse la svolta per la crescita». Nel semestre di presidenza dell’Ue, ha affermato Napolitano, «il governo italiano, partendo dall'accurato lavoro preparatorio del governo precedente, ha potuto operare validamente e con maggior sicurezza per un nuovo corso delle politiche finanziarie e di bilancio dei 28, oltre i limiti divenuti soffocanti e controproducenti dell'austerità».
Il Presidente ha quindi parlato della questione riforme: «In Ue ci siamo presentati con le carte in regola per il rispetto dei vincoli. A ciò deve corrispondere, in primo luogo in Parlamento, la massima serietà e saper passare sempre più da parole a fatti per procedere con coerenza e senza battute di arresto sulle riforme». Quello messo in campo sulle riforme è infatti «un programma vasto, ma che ha dato il senso di quale cambiamento fosse divenuto indispensabile e non più eludibile». E «chi dissente dalle riforme istituzionali non deve farlo con spregiudicate tattiche emendative». Resta perciò necessario «tornare indietro alla ormai sancita trasformazione del Senato significherebbe solo vulnerare fatalmente la riforma. Rispettare la coerenza delle riforme in gestazione, anche quella elettorale, è un dovere di onestà politica e di serietà».
«Le prove che il sistema Italia e la democrazia italiana devono sostenere sono comunque ancora pesanti sul fronte dell’andamento dell'economia, del pil e delle oscillazioni della disoccupazione, segni di inversione della tendenza nel 2015-2016 ci potranno essere se non si affievolisce la linea concordata da governo e Parlamento - ha continuato il Presidente -. C’è assoluto bisogno di esprimere fiducia non solo sulle potenzialità dell’Italia» ma anche su alcuni fatti come «l’andamento dell’export, i successi competitivi e i segni concreti di apprezzamento degli investitori stranieri».
L’inquilino del Quirinale ha anche sottolineato come nelle ultime elezioni europee «il forte consenso espresso per il partito che guida il governo ha garantito accresciuto ascolto e autorità all’Italia nel concerto europeo, come si è visto nell’azione di Renzi per soluzioni unitarie e significative nella composizione e guida della commissione, dove si è espresso il rilevante riconoscimento del ruolo del Paese con la scelta del ministro Mogherini a rappresentare, far crescere e dirigere la politica estera e di sicurezza comune».
Napolitano non poteva poi che nominare anche la complicata questione sociale: «Ai sindacati per i quali sempre auspico che siano costruttivamente uniti chiedo il rispetto delle prerogative delle decisioni del governo e del Parlamento e uno sforzo convergente di dialogo anche su questioni vitali di interesse generale». E nella società italiana, scandisce, «c’è un malessere diffuso» tra le famiglie e i lavoratori, ha sottolineato Napolitano: «Molta sofferenza autentica, tensione, volontà di agire, impulso alla protesta e rassegnazione, non dico rabbia. Ci deve preoccupare un clima sociale troppo impregnato di negatività, troppo lontano da forme di dialogo e sforzi di avvicinamento parziale che hanno nel passato spesso contrassegnato le relazioni sociali e politico sociali». |