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Il Pd approva l'Italicum senza modifiche

Il premier Renzi alla Direzione del Partito democratico in cui taglia corto: «Questa sia l’ultima su legge elettorale». Civati e minoranze alla fine non hanno votato

«Il mio auspicio è che sia l'ultima direzione in cui si discute di legge elettorale. Non l'ultima volta» visto che «potrebbe essere opportuno che il gruppo della Camera abbia la possibilità di riunirsi». Così il premier Matteo Renzi aprendo la direzione del Partito democratico sulla legge elettorale e le riforme. E sottolinea: «Oggi chiedo un voto per una ratifica di quanto fatto negli ultimi 15 mesi e per un mandato per i prossimi mesi».

«Sostenere che in democrazia non debba esserci chi decide è pericoloso; sostenere che nessuno debba decidere è un concetto più anarchico che democratico, è frutto di una malattia del dibattito che giudico pericoloso - ha detto ancora Renzi -. Non c'è la dittatura o la democratura, come qualcuno ha avuto il coraggio di dire, nel modello che portiamo avanti, ma il modello che potremmo definire come la democrazia decidente, come l’ha chiamata Violante e su cui Calamandrei ha scritto pagine straordinarie», ha insistito il premier. «Democrazia è quel modello di organizzazione in cui si consente in libertà a qualcuno di decidere non con i blocchi e i veti, certo con i pesi e contrappesi», aggiunge.

Il premier quindi attacca: «Nella storia di questi mesi non c'è stato un momento in cui qualcuno ha staccato la spina del precedente governo, ma il precedente non riusciva ad andare avanti con le riforme. Questo è un punto assodato della Direzione del Pd, e l’elemento della difficoltà era proprio sulle elezioni istituzionali». «La legge elettorale era impantanata - ha aggiunto il capo dell’Esecutivo - ed era simbolicamente rappresentata dal fatto che la Sentenza della Corte rappresentava la sconfitta della politica. Quattro governi e tre legislature non erano riusciti a cambiare una legge che tutti dicevano che andava cambiata. Quindi c'era un blocco e noi siamo partiti di lì, e se non diciamo che siamo partiti da un progetto complessivo di riforme non siamo credibili di noi stessi».

Restano però le divisioni. Nel pomeriggio Pippo Civati conferma il no suo e della minoranza dem sull’Italicum. In un appello agli altri leader della sua stessa “corrente” - Cuperlo, Bindi, Bersani, D’Attorre, Boccia, Fassina - Civati propone di fare «un unico intervento che ci rappresenti» e di non partecipare al voto in una direzione trasformata in «plebiscito e aut aut».

Alla fine, poi, la spunta Renzi: nessuna modifica all'Italicum. Il voto sulla linea del premier è unanime (120 sì), ma solo perchè la sinistra dem non vota. E Roberto Speranza avverte che sulla via delle riforme Renzi «rischia di perdere un pezzo di Pd».

30-03-2015


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