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25 aprile, l'Italia e 70 anni della Resistenza

Celebrazioni in tutto il Paese. Mattarella e Renzi alla cerimonia all’Altare della Patria, poi il capo dello Stato ha deposto una corona d’alloro alle Fosse Ardeatine

L’Italia si ferma e celebra i settant'anni della Liberazione con iniziative in tutto il Paese. Per onorare la memoria della Resistenza, a Roma, Sergio Mattarella e Matteo Renzi hanno preso parte alla cerimonia all’Altare della Patria, poi il presidente della Repubblica ha deposto una corona d’alloro al Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Il corteo dell’Anpi è partito invece alle 10.30 da Porta San Paolo.

In mattinata su Twitter il premier ha quindi scritto: «Abbiamo previsto diversi eventi per il 70/o anno della Liberazione. Buon 25 Aprile a tutti! #ilcoraggiodi», linkando anche un video che ripercorre tra l’altro la visita dello stesso Renzi a Marzabotto alternando le immagini ad altre di repertorio sui giorni della Liberazione.

Questo il messaggio di Mattarella di venerdì: «Alla vigilia del 70° anniversario della Liberazione, alla presenza delle Signore Ministro della Difesa e Ministro dell'Istruzione, dei vertici delle Forze Armate, sono particolarmente lieto di questo incontro con voi, rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, della Confederazione fra le Associazioni Combattentistiche e partigiane, dei Reduci del Gruppo di Combattimento Friuli e dell'Associazione Nazionale Reduci della Friuli. L'Italia vi deve riconoscenza per la libertà riconquistata; ed è un privilegio per me, in questi primi mesi del mandato di Presidente della Repubblica, ribadire, alla vostra presenza, l'alta stima e la considerazione di cui godete tra i nostri concittadini. Il 25 aprile è il giorno della libertà di tutti. Una libertà costata sacrifici e sangue, sofferenze e dedizione, in molti casi, molti, fino all'eroismo personale. La Resistenza mise radici nelle città e nelle campagne, costruendo una rete di solidarietà umana, e anche di condivisione civile e ideale, senza le quali sarebbe stato impossibile il riscatto morale del nostro Paese. Questa dimensione popolare si è rafforzata allora anche grazie ai molti fili che la legarono all'impegno sul campo del movimento patriottico partigiano e di quello del risorto Esercito italiano, tenuto a battesimo nella dura battaglia di Mignano Montelungo. Proprio questa unità di sentimenti e di popolo fu allora la prova di dignità che l'Italia riuscì a dare a se stessa e al mondo, dopo che molte istituzioni avevano ceduto all'indomani dell'8 settembre. Questa dignità è alle fondamenta della Liberazione nazionale e della rinata idea di Patria. Nella nostra memoria condivisa è oggi ben chiaro a tutti il valore resistenziale di quel rifiuto di cedere all'esercito nazista che ufficiali e soldati opposero fino a pagare sovente il prezzo della vita. Al contributo dei militari che si unirono in vari modi alla lotta di Liberazione, è finalmente pienamente riconosciuto l'apporto decisivo dei 600 mila soldati internati nei campi di concentramento perché negarono ogni collaborazione agli occupanti, intendendo con questo loro atto di compiere un dovere verso l'Italia. Senza tutto questo non avremmo conquistato con onore il traguardo della libertà, non avremmo avuto la forza di intraprendere il cammino democratico che la Costituzione ha poi sancito, non ci saremmo presentati nei difficili negoziati di pace con quel credito che gli Alleati, comunque, ci riconobbero. La Resistenza e la Liberazione sono elementi fondativi della storia repubblicana, un segno distintivo della nostra identità nazionale e un punto di trasmissione di valori tra le generazioni. Nelle scorse settimane ho incontrato persone e visitato luoghi che custodiscono la memoria del cammino, tragico ed eroico, che ha condotto l'Italia dalla guerra - e dalla negazione dei diritti fondamentali dell'uomo - alla libertà ritrovata, al riconoscimento del primato della persona umana, alla pace, all'apertura verso il progetto europeo. Nel sacrario delle Fosse Ardeatine ho portato il deferente omaggio alle vittime di uno degli eccidi più spaventosi della guerra. Il pensiero deve andare a tutti, ai tanti, civili e militari, donne e uomini, giovani e anziani, che pagarono con la vita l'assurdità di una guerra d'aggressione, di una volontà di potenza, di una sopraffazione della dignità e della libertà. Dobbiamo saper custodire, e rivitalizzare, le istituzioni della nostra democrazia perché in esse c'è il lascito di chi, con coraggio e sacrificio, ha combattuto la battaglia per aprire a noi un futuro migliore. E dobbiamo fare altrettanto con i nostri figli e i nostri nipoti. Dobbiamo passare loro il testimone: indicando nella libertà la fonte dei diritti, ma al tempo stesso di responsabilità e di doveri. Dobbiamo applicare la Costituzione, che è la viva eredità del 25 aprile. Nel giorno in cui celebriamo la liberazione dell'Italia, non possiamo evitare di pensare al mar Mediterraneo, la culla della nostra civiltà che rischia di essere trasformata in un cimitero. La nostra umanità si ribella di fronte a questo, settant'anni fa come oggi, di fronte alle vite spezzate. Ieri contro la sopraffazione nazifascista, oggi contro chi opprime intere popolazioni, etnie, gruppi religiosi, costretti a fuggire dal fuoco delle armi, dall'indigenza, dal sopruso, dal fanatismo religioso. Dobbiamo unire l'impegno nel soccorso umanitario, in una lotta inflessibile contro i trafficanti di esseri umani e contro il terrorismo. E qui un pensiero di riconoscenza va alle donne e agli uomini della nostra Marina, dei settori di mare di altri Corpi Militari che, con generosità e impegno, si prodigano nel Mediterraneo per soccorrere tante persone disperate che cercano un futuro migliore e vengono spesso messe a rischio della vita in mezzo al mare da criminali, trafficanti di esseri umani. Vogliamo che l'Europa democratica, protagonista settant'anni or sono nella lotta contro i responsabili dei peggiori crimini contro l'umanità, sappia rendersi consapevole oggi della propria responsabilità storica, e che sia artefice di un'iniziativa politica nuova verso i Paesi d'Africa e del Medio Oriente per rimuovere lì le cause che provocano queste disordinate e pericolose migrazioni di persone disperate. E' la memoria del 25 Aprile che ci impone questa coerenza. E ci spinge a collaborare - come recita l'articolo 11 della nostra Costituzione - con le organizzazioni internazionali che promuovono la pace tra le nazioni e la giustizia tra i popoli. In questa logica va inteso e si colloca il contributo delle nostre Forze Armate che rappresentano il nostro Paese nelle missioni di pace nelle aree più difficili del mondo, laddove sono a rischio la libertà e la sicurezza delle popolazioni civili, o dove i conflitti sono tali da evocare spettri di morte, di distruzione, di tirannia. E' la solidarietà a consentire la costruzione di infrastrutture di pace. E grandi sono la responsabilità e il compito della politica per svuotare i giacimenti di odio e per contrastare i rigurgiti di nazionalismo e di autoritarismo. La libertà ritrovata della nostra nazione, anche attraverso eventi e luoghi che furono teatro di terribili sofferenze, ha radicato ancor più tra gli italiani sentimenti di pietà, di umanità, di rispetto che costituiscono gli antidoti migliori al rigenerarsi dei germi di violenza e di follia. Su questo terreno di valori e di cultura, si radicano anche le nostre Forze Armate, le cui competenze e la cui professionalità sono parte della ricchezza del nostro Paese. Le Forze Armate hanno dimostrato il loro valore settant'anni fa e continuano a farlo oggi, dentro e fuori i confini nazionali, laddove è richiesto il nostro contributo alla pace, alla stabilità e alla sicurezza. Nel momento in cui celebriamo la Festa della Liberazione, il mio pensiero va anche ai due fanti di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che da oltre tre anni attendono giustizia. A loro è rivolto il mio incoraggiamento, e ai loro familiari la mia vicinanza, con l'assicurazione che l'impegno dell'Italia nei loro confronti non si è attenuato. In questa ricorrenza, così importante per la nostra democrazia, desidero esprimere davanti a tutti voi, Presidenti e rappresentanti delle Associazioni partigiane, combattentistiche e d'Arma, la mia gratitudine verso i protagonisti e la solidarietà verso le vittime di quella lotta. Il mio sincero apprezzamento va - a nome del nostro Paese - ai tanti cittadini che si impegnano quotidianamente a mantenere vivo nella società il ricordo della lotta per la libertà e dell'eroica difesa degli ideali di Patria. Così come le Forze Armate si stanno trasformando per adeguarsi ai tempi, così esorto tutti a trovare sempre nuove idee, energie e iniziative sia per far conoscere la nostra storia comune, sia per arricchire i tanti e lodevoli interventi a cui spingono i principi del vostro associazionismo. La Vostra azione, oltre che riferimento per la società civile, è fondamentale nei confronti dei giovani, il cui talento non può andare disperso. La società globale offre straordinarie opportunità, ma dobbiamo saper collegare i valori al futuro, la nostra memoria comune alla costruzione di un tempo nuovo. La vostra esperienza e la vostra passione civile sono molto importanti in questo senso. Continuate - è l'invito che vi rivolgo - in questa preziosa opera di accompagnamento delle nuove generazioni nel solco dell'impegno, della responsabilità, della solidarietà, della giustizia. Ne riceveranno beneficio la società civile e le nostre istituzioni democratiche. Viva la Liberazione. Viva la Repubblica. Viva l'Italia».

25-04-2015

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