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AL TEATRO QUIRINETTA VA IN SCENA LA DIVERSITA’

L’incontro “Il teatro della diversità” è uno degli appuntamenti in programmazione al Festival di teatro sociale “Il mistero della mente” fino al 29 aprile a Roma...

Il teatro come luogo di incontro e di riflessione comune. Come una scuola di conoscenza di sé e dell’altro. Un teatro  che affronti argomenti complessi e recuperi il ruolo sociale che gli compete. Questi i temi al centro del convegno “Il teatro della diversità” tenutosi il 24 aprile al Teatro Quirinetta a Roma all’interno del ricco cartellone del Festival di teatro sociale “Il mistero della mente”, in programmazione dal 20 al 29 aprile.
L’incontro al quale hanno partecipato Dacia Maraini, Antonio Calenda, Alvaro Piccardi, Dario D’ambrosi, Michele  Cavallo, Sergio Basile, e Giancarlo Sammartano risponde all’esigenza di creare uno spazio di confronto sul rapporto tra teatro e tematiche di rilevanza sociale come la follia.
“Il teatro - introduce Antonio Calenda, direttore della Nuova Accademia Internazionale d’Arte Drammatica Q-Academy che ha fortemente voluto il Festival -  è uno strumento di comunicazione fondamentale. Il Quirinetta deve diventare  un cenacolo, un punto di incontro per una dialettica sul ruolo del teatro. La scuola ha, quest’anno, al centro della sua didattica, il tema della diversità mentale: “la divina follia”. D’altronde ci sono molte contiguità tra teatro e follia.
Il teatro greco - conclude - nasce, infatti, dal mito di Dioniso”.
Anche il Professor Giancarlo  Sammartano sottolinea, con il suo intervento, l’origine mistica e arcana del teatro. “Quello greco materializza la presenza ambigua e diabolica di Dioniso” spiega.
 Alvaro Piccardi, direttore dell’Accademia, si sofferma sulla funzione sociale del teatro, che oggi, a causa della frantumazione delle forme espressive, ha perso la propria rilevanza. “Il Festival in programmazione al Quirinetta – commenta Piccardi – è importante poiché indaga il tema della follia permettendo di entrare nella zona dei confini tra normalità e diversità. E’ difficile stabilire tali confini ma non bisogna avere timore di percorrerli”.
Sergio Basile, regista dell’ ”Aminta” di Torquato Tasso in programmazione al Festival, racconta del legame tra la sua messinscena e il tema della follia. Nella rivisitazione, in scena il 28 aprile al Quirinetta, le vicende dell’Aminta sono ambientate nel manicomio di Sant’Anna, dove fu recluso lo stesso Tasso.
Dario D’ambrosi, fondatore del Teatro Patologico e insegnante dell’Accademia, sottolinea l’importanza di creare spazi di dibattito sui misteri della mente, universo semisconosciuto e ancora da esplorare, e sul rapporto tra patologie psichiatriche e teatro, ma soprattutto pone un’importante riflessione sullo scarso interesse del teatro ufficiale nei confronti di quello sociale. 
Lo psicologo Michele Cavallo focalizza l’attenzione sulla scomodità della diversità che è qualcosa di incomprensibile, difficile da accettare e che quindi spaventa. “Il teatro sociale -commenta- è un teatro che esce dagli spazi convenzionali e che spesso non vuole neanche tradursi in rappresentazioni vere e proprie. La vocazione del teatro sociale è quella di essere quasi invisibile”.
A concludere l’incontro Dacia Maraini autrice dello spettacolo “Stravaganza” andato in scena il 23 aprile al Quirinetta. La scrittrice ritorna sull’importanza del teatro come riflessione comune. “Manca oggi in Italia un teatro problematico, che discuta e si confronti con temi sociali come la follia. Purtroppo il teatro attuale ha l’aspetto di un museo, freddo, privo di emozioni. Per sconfiggere la burocrazia che lo ha imprigionato, è importante creare più luoghi di dibattito. La burocrazia - conclude - semplifica le cose. Il teatro le complica. Io personalmente ho sempre amato le complicazioni”.
Monica De Simone
25-04-2015


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