Varoufakis: col sì lascio. Fmi: servono 50 mld
Così il ministro degli Esteri greco. Atene ha offerto tagli per quasi 8 miliardi di euro. Merkel: no a nuovi negoziati prima del referendum di domenica prossima
«Rassegnerò le dimissioni se vince il si al referendum. Ma lo faremmo in uno spirito di collaborazione con chi prenderebbe il nostro posto». Così il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, parla della possibilità che il governo si dimetta in caso di una vittoria del «sì» nel referendum di domenica. Le banche greche «apriranno regolarmente martedì» prossimo ha detto ancora il ministro delle Finanze, aggiungendo che gli istituti di credito ellenici sono «perfettamente capitalizzati».
Intanto continua la trattativa. Martedì la Grecia non ha onorato la scadenza da 1,6 miliardi di euro di rimborsi verso il Fondo monetario internazionale. Il secondo programma di aiuti internazionali verso Atene è terminato dunque senza una proroga e neppure un accordo per iniziarne un terzo, così nelle casse degli strumenti comunitari sono rimasti circa 16-18 miliardi cui l’economia ellenica non potrà attingere. E pare che il premier greco Alexis Tsipras «accetterà tutte le condizioni dei creditori che erano sul tavolo nel weekend con solo alcuni cambiamenti minori». A scriverlo in mattinata è il Financial Times che cita la lettera inviata da Tsipras ai creditori la notte passata. Dalla Germania però viene ribadito: no ad ulteriori aiuti prima del referendum di domenica prossima. «Nessun negoziato sui nuovi aiuti prima del referendum in Grecia: Atene non ha rispettato in pieno i suoi obblighi», dice Merkel, anche se «il negoziato con la Grecia resta aperto». La Grecia «ha il diritto di fare il suo consulto sulle proposte dell’Ue, ma i partner europei hanno egualmente il diritto di rispondere a quello che sarà il suo esito» aggiungendo infine: «No al compromesso a tutti i costi».
Le banche elleniche restano chiuse e i pensionati continuano a restare in coda presso gli sportelli aperti per ritirare quanto possibile, nonostante alcuni lamentino il mancato accredito degli assegni previdenziali vista la situazione d’emergenza di alcuni fondi. Tutti elementi che fanno montare alle stelle la pressione sul premier greco, perché ammorbidisca le sue posizioni in vista del referendum del 5 luglio, dando il placet a un accordo con i creditori. Mercoledì pomeriggio il premier greco ha rivolto un messaggio via tv alla nazione: «La Grecia resta al tavolo negoziale. Vogliamo un accordo con i partner europei, ma che sia sostenibile. E cercheremo di avere le migliori condizioni possibili. Sono giorni difficili, ma il referendum ci darà indicazioni su come agire». Ma, a proposito della consultazione di domenica 5 luglio, il premier invita i greci a votare no al referendum «perché non vuol dire votare no al referendum, ma tornare a un’Europa di valori. Mente chi dice che abbiamo piani per una Grexit». Tsipras si è quindi rivolto ai pensionati in fila alle banche e che hanno un tetto ai prelevamenti (120 euro): «Noi vogliamo difendere le vostre pensioni, vogliamo che restino pensioni, non elemosine. Ringrazio tutti i greci per la calma e il coraggio dimostrati. I creditori stanno ricattando i greci per spingere a un voto positivo nel referendum di domenica prossima, ma questa situazione non durerà ancora per molto. Mi assumo la responsabilità di una soluzione immediata, ma contemporaneamente vi chiedo di aiutarmi dicendo no ai memorandum europei e aprire una nuova pagina della democrazia». |