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La spunta Tsipras. Festa in Grecia per il "no"

Urne aperte per dieci milioni di cittadini: si è votato fino alle 19 (le 18 in Italia). Chiaro e netto vantaggio sin dai primi dati scrutinati. Festa in casa Syriza

Il premier greco Tsipras vince la sua battaglia. Il 'no' al referendum sul piano dei creditori internazionali vince infatti la contesa: sin dai primi dati scrutinati, infatti, il vantaggio è stato di 60 circa, contro il 'sì' 40%. Una delegazione del governo è già pronta a partire per Bruxelles per rilanciare i negoziati con i creditori internazionali.

«Oggi è un giorno di festa, perché la democrazia è una festa perché si può ignorare la decisione di un governo, ma non la decisione di un popolo. Da domani apriamo la strada per tutti i popoli d'Europa. Oggi la democrazia batte la paura» aveva detto in mattinata Tsipras, prima della grande festa in casa Syriza. Intanto prende corpo anche l'ipotesi di un'uscita temporanea di Atene dalla moneta unica. «Con l'euro o senza, non li lasceremo andare alla deriva» ha detto ieri il ministro delle Finanze tedesco, Schaeuble.

Le urne si sono aperte stamani alle 7 ora locale in Grecia. Gli aventi diritto al voto erano circa 9,8 milioni - dei quali 108.371 votano per la prima volta - e i seggi quasi 19mila. Gli elettori hanno ricevuto due schede: la prima contiene una domanda relativa al referendum con due caselle che dovranno essere contrassegnate da una croce sul sì o sul no e l'altra in bianco. Il quesito su cui i greci sono chiamati a dire sì (nai) o no (oxi) era il seguente: «Referendum del 5 luglio 2015. Deve essere accettato il progetto di accordo presentato da Commissione europea, Bce e Fmi nell'Eurogruppo del 25 giugno 2015, composto da due parti che costituiscono la loro proposta? Il primo documento è intitolato "Riforme per il completamento dell'attuale programma ed oltre" ed il secondo "Analisi preliminare per la sostenibilità del debitò"».

La vigilia è stata condita da attacchi e paura. Il «giorno dopo il referendum sarò a Bruxelles e un accordo sarà firmato». Così aveva detto il premier Tsipras venerdì in un'intervista, prima di recarsi in piazza dove ha dichiarato: «Domenica non decidiamo semplicemente di stare in Europa, decidiamo di stare in Europa con dignità», ha detto il premier greco in una piazza stracolma di sostenitori il suo ultimo appello a sostegno del «no», prima della pausa di silenzio pre-elettorale: «Abbiamo detto no ai ricatti della Ue. Ora facciamo nuovamente la storia nel luogo in cui è nata la democrazia». «Il popolo greco ha provato diverse volte nella storia che sa rispondere agli ultimatum. Gli ultimatum a volte diventano un boomerang. Vi invito un’altra volta a scrivere la storia. Vi invito un’altra volta a dire no agli ultimatum». «Oggi è la festa della democrazia, che ritorna in Europa - ha detto Tsipras ancora -. Tutti gli occhi dell’Europa sono sul popolo greco». «Ancora una volta scriviamo insieme un momento storico, vi auguro di dire No domenica ai ricatti, un grande e orgoglioso no agli ultimatum, di voltare spalle a quelli che vi hanno tradito ogni giorno». «Nessuno ha il diritto - ha continuato il capo dell'Esecutivo .- di minacciare che toglierà la Grecia dal suo luogo geopolitico e di spaccare l’Europa. La Grecia era e sarà il fuoco della civiltà europea. In questo luogo dice la mitologia che Zeus ha rapito Europa, da questo luogo i tecnocrati vogliono rapire l’Europa. Diremo no, non lasceremo l’Europa nelle loro mani». E, infine: «Oggi tutta l’Europa guarda voi, il popolo greco, i 3 milioni di poveri e gli 1,5 milioni di disoccupati. Oggi tutto il pianeta guarda piazza Syntagma, dove è nata la democrazia».

All'attacco anche il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, il quale rincara la dose e accusa i creditori internazionali addirittura di «terrorismo». «Quello che stanno facendo con la Grecia ha un nome: terrorismo - ha detto Varoufakis in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo -. Ciò che Bruxelles e la troika vogliono oggi è che vinca il sì così che possano umiliare i greci».

Tsipras, in precedenza poi, aveva spiegato che con la vittoria del “no” ci sarà una «soluzione sostenibile» per la Grecia. «Questo accordo può essere il cattivo accordo che ci propongono o uno migliore: più forte è il “no”, migliore sarà l’accordo». In caso contrario, se vincesse il “sì” il premier greco ha spiegato che avvierà «le procedure previste dalla Costituzione» per fare in modo che la proposta delle istituzioni (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) diventi legge.

Ma il premier sottolinea che non metterà la sua «poltrona» al di sopra gli «interessi della nazione», suggerendo che potrebbe dimettersi se vincerà il sì al referendum sulla proposta dei creditori alla Grecia. L'unico modo per rendere sostenibile il debito greco è un taglio del 30% e un periodo di grazia di vent'anni, ha aggiunto Tsipras, sottolineando che «il rapporto del Fmi giustifica la nostra scelta di non accettare un accordo che ignora il tema fondamentale del debito».

«Un accordo è in vista» anche con la vittoria del No al referendum ed «è più o meno fatto», dice, quindi ministro delle finanze greche Yanis Varoufakis alla radio irlandese secondo cui «la Grecia resterà nell'euro». Secondo Varoufakis il voto non porterà a un accordo che includerà «la ristrutturazione del debito». «Se vince il sì - ha aggiunto - allora il governo greco semplicemente metterà la sua firma in calce al documento proposto in precedenza dai creditori» mentre se vince il No allora si avrà «un accordo, compresa una ristrutturazione del debito». Per il ministro delle finanze infatti nel corso di questa settimana di impasse «abbiamo ricevuto alcune buone proposte» da alcuni governi europei « e un accordo è più o meno fatto». Ma il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble smorza le attese: «Potrebbe volerci del tempo» per riprendere il dialogo. «Nelle ultime settimane - ha aggiunto - la situazione in Grecia è drammaticamente peggiorata».

05-07-2015

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