Sicilia, presi i fedelissimi di Messina Denaro
Undici arresti a Trapani. Colpito il sistema di comunicazione del boss latitante da 22 anni: usava pizzini sotterrati intorno a una masseria di Mazara del Vallo
Si stringe il cerchio intorno a Matteo Messina Denaro. In un’operazione chiamata “Ermes”, condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, scattata nelle prime ore di lunedì, in manette sono finiti esponenti di vertice delle famiglie di Cosa Nostra trapanese e presunti favoreggiatori del boss latitante.
Il blitz tra Palermo e Trapani. Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti nelle due province da personale delle Squadre Mobili delle due città con il coordinamento del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la partecipazione del Ros dei carabinieri. I provvedimenti restrittivi riguardano i capi del mandamento di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa, Partanna, ritenuti feudi di Messina Denaro. Le indagini, finalizzate a disarticolare la rete che supporta la latitanza del capomafia di Castelvetrano, sono una prosecuzione delle operazioni “Golem” ed “Eden” condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno portato in cella favoreggiatori e familiari del boss.
Gli investigatori hanno dunque colpito il sistema di comunicazioni di Messina Denaro, che come altri capimafia usava i pizzini per dare ordine e gestire gli affari. Il centro di smistamento dei bigliettini era in un casolare nelle campagne di Mazara del Vallo e Campobello di Mazzara, di proprietà di due allevatori, ora arrestati, Vito Gondola e Michele Terranova. Gli inquirenti, che tenevano sotto controllo la zona, hanno accertato che i bigliettini, che erano smistati durante i summit, venivano nascosti sotto terra e solo al termine delle riunioni i «collettori» li andavano a prendere e li davano ai destinatari. I pizzini erano ripiegati e chiusi con dello scotch. |