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Lavoro, 30% di tempi indeterminati in più

Solo a luglio, le attivazioni di contratti sono scese rispetto a quanto accaduto nello stesso mese del 2014, ma il saldo con le cessazioni è risultato stabile a 135mila unità

Numeri numeri positivi dal Ministero del Lavoro, secondo cui ci sono stati meno assunzioni, è vero, ma anche meno licenziamenti e alla fine luglio scorso si è chiuso con un saldo di nuovi contratti di lavoro in linea con quanto accaduto nel 2014. Nel mese scorso, dicono i dati del Ministero (che escludono il settore della Pa e quello domestico), sono stati creati 135mila nuovi contratti, frutto di circa 767mila accensioni e di 632mila cessazioni.

Stando a quanto segnala il dicastero retto dal ministro Poletti, l'anno scorso, i due dati di nuove assunzioni e licenziamenti erano rispettivamente 774mila e 644mila, per un saldo di 130mila nuovi contratti. A seguito delle misure del governo (prima la decontribuzione dei contratti stabili, in vigore da gennaio, poi le tutele crescenti del Jobs Act di marzo), aumenta la quota di contratti aperti a tempo indeterminato dunque: a luglio, sono risultati il 21,8% del totale (il 61,8% è a tempo determinato), contro il 21% di un anno fa. Ma a ben vedere, nello scorso mese i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato attivati ammontano a 137.826, mentre le cessazioni sono 137.779: in sostanza, i nuovi posti di lavoro sono 47, la differenza tra le attivazioni e le cessazioni.

Nel 2015, da gennaio a luglio, le assunzioni a tempo indeterminato nell'arco di sette mesi hanno superato il milione, con una crescita del 30% rispetto alle 830mila dello stesso periodo del 2014. Giù invece (inevitabilmente) i contratti di apprendistato (-13,8% le attivazioni) e i contratti di collaborazione (-15%). Boom anche per le trasformazioni da determinato a indeterminato: sono salite quasi del 40%.

25-08-2015


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