Ricomincio da tre. Il film di Troisi ritorna in sala

Restaurata dalla Cineteca Nazionale la pellicola d’esordio del grande attore napoletano esce di nuovo al cinema il 23 e il 24 novembre. Due appuntamenti- evento per ricordare l’estro geniale dell’indimenticato artista partenopeo

Era il 1981 quando un ventottenne Massimo Troisi esordiva dietro la macchina da presa con “Ricomincio da tre”. Fu il produttore, Fulvio Lucisano, a convincerlo a dirigere il film perché sentì, fin dall’inizio, che quella sarebbe stata la scelta giusta. Ed ebbe ragione. Costato 450 milioni di lire ne incassò oltre 14 miliardi, diventando il titolo di punta della stagione ’80-81 e superando addirittura “L’impero colpisce ancora”, secondo capitolo della trilogia di “Guerre stellari”.
Restaurato dalla Cineteca Nazionale, “Ricomincio da tre” ritorna nelle sale il 23 e il 24 novembre e, a distanza di quasi 35 anni, non ha perso la freschezza e l’unicità di quello spirito geniale e inimitabile del compianto Massimo Troisi.
Presentato a Roma dal produttore Lucisano e dal coprotagonista, Lello Arena, il film è ancora oggi in grado di raccontare l’animo puro e sghembo dell’attore napoletano che ha impresso alla comicità una nuova orma – propria e peculiare - che resterà indelebile nel tempo.
“Massimo aveva talento, poesia ed estro geniale” ha ricordato Arena sottolineando come, all’epoca, la lavorazione del film rappresentasse per tutti coloro che vi parteciparono, una vera e propria avventura. “Avevamo l’idea di andare un po’ contromano, come controcorrente. Inoltre Massimo aveva una cura maniacale per i dettagli e continuava a correggere, a cambiare. Il film fu tagliato con le copie già nelle sale perché lui, fino all’ultimo momento, voleva modificare qualcosa”.
L’atmosfera che si respirava sul set era, come l’ha definita l’attore, “surreale e molto curiosa” e il direttore della fotografia, Sergio D’Offizi, contribuì non poco al successo del film. “Sapeva interpretare alla perfezione le idee di Massimo- ha raccontato Arena – che non era impresa facile poiché quando dava indicazioni iniziava, in realtà, dei veri monologhi. D’Offizi, invece, riusciva a cogliere le sue suggestioni, i suoi desideri e questa capacità, unita alla sua esperienza, fu di grande aiuto”.
Anche la scelta della protagonista (che cadde su Fiorenza Marchegiani) fu bizzarra e avventurosa; di solito era proprio Lello Arena a parlare con le attrici e, a colloquio iniziato, arrivava Troisi che, seduto in fondo alla stanza le guardava. “Tutto allora diventava una sorta di happening anche se si svolgeva tra noi con grande spontaneità, nel modo in cui eravamo abituati”.
Un esordio cinematografico folgorante quello dello scomparso attore partenopeo che inaugurò un altro sodalizio importante, quello con Pino Daniele con il quale tornerà a lavorare anche per “Le vie del signore sono finite” (1987) e “Pensavo fosse amore invece era un calesse” (1991).
“Tra Massimo e Pino – ha detto Arena – esisteva un personale incanto. Tra loro c’era una grande intesa e un’amicizia vera, profonda, tanto che le immagini dei suoi film sono legate alla musica in modo indissolubile”.
Anche l’uso del dialetto che, sulle prime, sembrava rappresentare un ostacolo per la distribuzione del film, ne divenne, invece, il tratto distintivo. Pure per i non campani, la mimica di Troisi e il suo modo di parlare si rivelarono in qualche modo “universali”, in grado di far passare, nella musicalità dialettale, lo spirito unico del grande comico.
“Quando c’è l’amore c’è tutto”. “No, chella è a’ salute!” è tra le battute più celebri e, allora, se volte davvero farvi del bene non mancate di (ri)vedere “Ricomincio da tre”.