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Parigi, al via summit mondiale per il clima

Nella capitale francese i leader mondiali. Domenica scontri Anti-Cop21: 317 fermi, di questi 174 confermati lunedì. Il Presidente Hollande: incidenti scandalosi

In una Parigi ancora scossa dagli attacchi terroristici al Bataclan e nei ristoranti del centro prende il via la COP21, la conferenza sul clima che porta nella capitale transalpina i leader del mondo. Domenica, però, è stata una giornata di tensione: lancio di oggetti, cariche della polizia con lacrimogeni e quasi trecento persone fermate è il bilancio della marcia di protesta, vietata per motivi di sicurezza ma svoltasi ugualmente.

Le manifestazioni sono state proibite ma a Place de la Republique una parte dei manifestanti ha sfidato il divieto improvvisando un corteo non autorizzato. Per un paio d'ore la piazza è stata teatro di scontri tra polizia e dimostranti. Ai lanci di oggetti e bottiglie di vetro, gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e cariche leggere, per evitare scontri più pesanti. Molti dei manifestanti erano a volto coperto. La fermata metro di Place de la Republique è stata chiusa e la polizia ha fatto un cordone avanzando nella piazza con furgoni e camionette finché la situazione non è tornata alla calma.

A causa del divieto di assembramento, l'ong Avaaz aveva organizzato a Place de la Republique, in uno dei quartieri colpiti dagli attacchi, una enorme installazione in cui sutti potevano contribuire lasciando un paio di scarpe, scarpe dirette verso la Nation, percorso della manifestazione annullata. Tra queste, anche quelle di Papa Francesco. Le scarpe sono state rimosse poco prima che iniziassero gli scontri ma i dimostranti non hanno esitato a lanciare contro gli agenti anche i tanti omaggi alle vittime degli attacchi del 13 novembre posti attorno alla statua della Marianne mentre molti altri militanti, pacifici, si adoperavano per rimettere a posto gli oggetti. «Scandalosi»: così il presidente della Repubblica francese Francoise Hollande, lasciando i lavori del vertice Ue-Turchia, ha definito gli incidenti avvenuti oggi pomeriggio a Parigi. «La protesta - ha sottolineato il numero uno dell'Eliseo - è avvenuta proprio dove c'erano candele, fiori e altri ricordi» in memoria delle vittime degli attentati.

Come accenato, la blindatissima conferenza sul clima dell'Onu COP21, con 147 capi di stato e di governo e 40mila delegati attesi nella capitale francese nei prossimi giorni, ha preso il via all'indomani degli scontri. «Non possiamo accontentarci di un accordo al ribasso», ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, nel suo discorso inaugurale della conferenza, al quale ha fatto eco anche Matteo Renzi dicendo poi che «sul clima l’Italia fa la sua parte, ma non tutti a livello mondiale si comportano allo stesso modo» Il nostro presidente del Consiglio è arrivato nella capitale francese lunedì mattina insieme agli altri circa 150 tra capi di Stato e di governoPer tutti lo stesso compito: arrivare ad un accordo per far aumentare di soli due gradi la temperatura globale rispetto all’era preindustriale, ma ci sono Paesi ancora più ambiziosi, Italia compresa, che puntano a limitare l’incremento del riscaldamento a 1,5 gradi. «L’Italia ha la leadership in alcuni settori della green economy (terza globalmente in Europa, ndr) - ha aggiunto il premier -. Noi stiamo andando nella giusta direzione e stiamo facendo tutti quegli sforzi che ci portano a essere una delle nazioni guida in questo settore. Sono ottimista, ma è ancora lunga» per giungere a un accordo globale valido. «Spero che l’accordo sia il più vincolante possibile, altrimenti si rischia un impegno scritto sulla sabbia».

Il presidente Usa Barack Obama, arrivato al centro congressi di Le Bourget con una scorta imponente e accompagnato dal segretario di stato John Kerry, ha reso «omaggio al popolo di Parigi» per aver mantenuto la calma dopo gli attentati dello scorso 13 novembre e organizzato comunque la Conferenza sul clima. «Sono venuto di persona come rappresentante della prima economia mondiale e del secondo inquinatore per dire che noi, Stati Uniti, non solo riconosciamo il nostro ruolo nell’aver creato il problema ma che ci assumiamo anche la responsabilità di fare qualcosa in proposito. Possiamo cambiare il futuro qui e adesso», ha detto nel suo intervento. E ha sottolineato che negli Stati Uniti i progressi fatti e gli investimenti «ci hanno consentito di ridurre l’inquinamento a livelli minimi in vent’anni. Obama ha incontrato subito il presidente cinese Xi Jinping. I due leader hanno assicurato che si batteranno per la lotta alle emissioni inquinanti e per la realizzazione di un’«economia globale a basso tasso di emissioni di carbonio» nei prossimi decenni. La Cina, tra i principali emettitori di CO2 (è responsabile di circa il 30% delle emissioni globali, mentre gli Stati Uniti di circa il 16%), è tra gli osservati speciali del vertice: un suo impegno concreto nella riduzione delle emissioni è un obiettivo chiave.

30-11-2015


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