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RITRATTO DI ARTISTI IN UN INTERNO. TORNA GIANCARLO NICOLETTI CON “KENSINGTON GARDENS”

Scritto e diretto da Giancarlo Nicoletti, è andato in scena al Teatro Sala Uno di Roma “Kensington Gardens”, ultimo capitolo della Trilogia del Contemporaneo, preceduto dai pluripremiati “#salvobuonfine” e “Festa della Repubblica”, che hanno riscosso un grande successo di pubblico e critica. Nelle intenzioni dell’autore, La Trilogia è un sistema drammaturgico – teatrale che affronta i temi del postmoderno italiano: dalla percezione del sé dell’uomo contemporaneo all’incapacità relazionale nei rapporti umani. Tutti elementi che ritornano prepotentemente in “Kensington Gardens” in cui un gruppo variegato di esseri umani si ritrova confinato in una prigione “dorata” in una Londra governata da un partito xenofobo.

La legge espelle tutti i non inglesi dal suolo britannico, tranne le professioni che possono tornare utili al sistema economico-sociale del paese per le quali è previsto un esame di cittadinanza; rientra in una di queste categorie Paolo, giovane chimico in attesa dell’esame. Paolo è solo uno dei membri del variegato gruppo di italiani che, grazie ad alcune conoscenze, ha ottenuto provvisoriamente di evitare il rimpatrio. Isolati dal resto della società, in una villa del parco di Kensington, oltre a Paolo e la moglie, vivono il figlio e la sorella di una cantante in conflitto con la crisi di mezza età e col suo compagno più giovane; completano il quadro un magistrato e una giovane inglese che sogna la fama. Tutti si sforzano, almeno apparentemente, di creare e mantenere un clima gioviale e sereno tra pranzi, bicchieri di alcol, cene, canzoni d’autore e pianoforti. A sconvolgere gli equilibri già precari del gruppo, più che la realtà delle ronde e delle sparatorie per le strade che pur irrompono drammaticamente nella routine del quotidiano, le tensioni e i conflitti tra i membri del gruppo che sono destinati a deflagrare in un inevitabile quanto tragico finale. Amori, tradimenti, bugie, invidie e gelosie si insinuano sottopelle tracciando il ritratto dei paradossi dei legami affettivi e di sangue in un tragicomico rondò sulle speranze infrante e insoddisfatte, sull’incapacità di riconoscere e accettare una realtà che inchioda i personaggi alla loro mediocrità umana e alle loro responsabilità e inadeguatezze. Le distanze fisiche imposte dal Partito, infatti, celano soltanto, fin quasi a fornire loro un alibi, quelle ben più abissali dei sentimenti che separano mariti e mogli, complici e amanti, genitori e figli.

Sullo sfondo degli intrecci delle vite private di un’umanità allo sbando e senza fissa dimora, Nicoletti delinea con piccoli ma efficaci tratti una società caratterizzata da una deriva autoritaria in cui le nozioni di Stato, libertà, identità culturale e razza si fondono senza soluzione di continuità producendo un ribaltamento di ruoli, prospettive e punti di vista e spingendo lo spettatore a riflettere sull’emergenza di un tema politico e sociale quanto mai attuale e sentito in Europa, superando pregiudizi e stereotipate visioni della realtà.

“Kensington Gardens” è portato in scena dallo stesso nucleo attoriale dei precedenti lavori di Nicoletti, fra cui Valentina Perrella, Alessandro Giova, Riccardo Morgante e Cristina Todaro, insieme a Eleonora De Luca e Francesco Soleti. A questi si uniscono l’esperienza e la professionalità di Annalisa Cucchiara (protagonista storica di importanti produzioni italiane, fra cui “Hello, Dolly!” e “My fair Lady”) e Luca Notari (“Ciao amore ciao”, “Jesus Christ Superstar”). Ancora una volta Nicoletti rivela straordinarie doti di “metteur en scene”, capace di sfruttare abilmente la suggestività della Sala Uno, e di profondo conoscitore degli angoli più reconditi dell’animo umano che riesce a delineare con sapiente efficacia, anche supportato dalle interpretazioni dei suoi attori: su tutti spiccano le interpretazioni di Giova e Cucchiara e le doti vocali di Notari.
Federico Larosa
08-03-2016


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