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Trump e la candidatura: «Sono la vostra voce»

«Il 20 gennaio 2017 gli americani si sveglieranno finalmente in un Paese dove le leggi vengono fatte rispettare. Io sono il candidato dell'ordine e della legalità»

«Il 20 gennaio 2017 gli americani si sveglieranno finalmente in un Paese dove le leggi vengono fatte rispettare. Io sono il candidato dell'ordine e della legalità». Così Donald Trump promette di essere la voce per un'America di nuovo sicura, di nuovo ricca, di nuovo grande. Il candidato repubblicano ha sfoderato tutti i cavalli di battaglianel discorso di accettazione per la nomination che ne fa ufficialmente il candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il Grand Old Party.

Tra standing ovation, boati e festeggiamenti la Quicken Loans Arena di Cleveland gli ha riservato un'ovazione. Il più lungo discorso di accettazione della nomination da quello di Bill Clinton, nel 1996, che parlò per poco più di 64 minuti sicurezza è prima di tutto incentrato sulla sicurezza: sulle strade, nelle città, distruggendo l'Isis e annientando la minaccia terroristica. «Se volete menzogne andate alla convention democratica la prossima settimana» tuona quindi dal palco. Quindi attacca l'eredità di Hillary Clinton che è «morte, distruzione, terrorismo e debolezza». E sottolinea: «Gli Stati Uniti devono immediatamente sospendere l'immigrazione da tutti i Paesi che sono coinvolti con il terrorismo fino a che non sia realizzato un meccanismo di controllo efficace».

L'ingresso in America sarà concesso solo «a chi sostiene i nostri valori e ama la nostra gente», arringa Trump, ribadendo anche che il muro si farà, «fermeremo l'immigrazione illegale». E la Costituzione verrà protetta da un giudice della Corte Suprema nominato da un presidente repubblicano. Lo stesso che da Cleveland e da candidato garantisce che proteggerà la comunità Lgbtq. «Un discorso molto cupo e terribile, spaventoso», è la prima reazione dall'entourage della famiglia Bush attraverso la ex speechwriter di George padre, Mary Cary, che twitta mentre Trump sta ancora parlando. Risponde subito anche Hillary Clinton: «Non sei la nostra voce», poi accetta la sfida: «Sì, costruiremo un muro tra te e la presidenza, Donald Trump».
21-07-2016

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