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Fermare i combattenti stranieri alle frontiere dell’UE

Grazie al regolamento approvato giovedì, tutti i cittadini dell'UE e di Paesi terzi che entrano o escono dall'UE saranno sistematicamente controllati tramite la consultazione di banche dati, ad esempio quella sui documenti persi oppure rubati.

Le nuove norme sono state già state informalmente concordate dai negoziatori del Parlamento e dal Consiglio dei Ministri del 5 dicembre 2016.

La relatrice Monica Macovei (ECR, RO) ha detto: "Proteggere le nostre frontiere esterne significa costruire una forte scudo contro il terrorismo in Europa e preservare il diritto alla vita, che è il corollario di tutti i diritti. Ogni vita che salviamo, scoprendo un potenziale combattente straniero vale lo sforzo, e i controlli sistematici tramite banche dati sono un passaggio obbligatorio per questa protezione minima che abbiamo il dovere di garantire ai nostri cittadini”.

Il nuovo regolamento, che modifica il Codice frontiere Schengen (SBC), è stato presentato dalla Commissione europea nel dicembre 2015 e impone agli Stati membri di effettuare controlli sistematici su tutte le persone che attraversano le frontiere esterne dell'Unione europea tramite la consultazione di banche dati di documenti rubati o smarriti, del Sistema di informazione Schengen (SIS) e di altre banche dati europee. I controlli saranno obbligatori a tutte le frontiere sterne dell’UE, aeree, marittime e terrestri, sia in entrata sia in uscita.

Questa legislazione è una delle risposte alle minacce terroristiche in Europa, come i recenti attacchi a Bruxelles, Parigi e Berlino, per far fronte al fenomeno dei "combattenti stranieri ", ad esempio i cittadini dell'Unione europea che aderiscono a gruppi terroristici nelle zone di conflitto, come Daesh in Siria e in Iraq.
La risoluzione è stata approvata con 469 voti a 120, con 42 astensioni.

Tuttavia, se tali controlli sistematici dovessero rallentare in maniera eccessiva il traffico frontaliero via terra o via mare, i Paesi dell'UE possono decidere di effettuare solo controlli "mirati", a condizione che una valutazione del rischio abbia dimostrato che ciò non comporterebbe minacce per la sicurezza interna o per la pubblica politica.

Le persone che non sono sottoposte a un controllo "mirato" dovrebbero almeno essere sottoposte a un controllo ordinario per accertare che il loro documento di viaggio sia valido e per stabilirne l'identità.

Alle frontiere aeree, gli Stati membri possono utilizzare i controlli mirati per un periodo transitorio di sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento. Questo periodo può essere prolungato per un massimo di 18 mesi in casi eccezionali, ad esempio qualora gli aeroporti non fossero dotati di strutture per effettuare controlli sistematici tramite banche di dati e avessero bisogno di più tempo per adattarsi.

Il regolamento entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'UE. Le norme saranno quindi immediatamente esecutive e, nella maggior parte degli Stati membri, contemporaneamente. Danimarca, Regno Unito e l'Irlanda hanno scelto di non essere escluse dalle nuove regole.
16-02-2017

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