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Aborto, scontro ordine medici-Zingaretti
Il presidente Lavra auspica che la Federazione nazionale si pronunci sulla vicenda dei dottori assunti nella struttura romana per garantire l’interruzione di gravidanza
L'ospedale San Camillo di Roma ha deciso di assumere esclusivamente medici dedicati all'interruzione di gravidanza, quindi non obiettori di coscienza. Una decisione che ha suscitato le proteste e polemiche. Il presidente dell'Ordine dei medici di Roma Giuseppe Lavra chiede al presidente della Regione Lazio di revocare l'«atto iniquo» della assunzione di due medici sulla base di un concorso per non obiettori all'aborto.
Lavra chiede anche che il Comitato Centrale della Federazione nazionale, la Fnomceo, si pronunci su questa vicenda. «Prevedere un concorso soltanto per non obiettori di coscienza - spiega - ha il significato di discriminazione di chi esercita un diritto sancito dalla bioetica e dalla deontologia medica». «Soltanto ragioni superiori potrebbero consentire di superare il diritto fondamentale di invocare legittimamente l'obiezione di coscienza in determinate situazioni. Ma queste ragioni superiori non ci risulta esistano - rileva il presidente dei camici bianchi di Roma -. Infatti, non risulta che i servizi di IVG, non siano mai stati assicurati nell'azienda Sanitaria pubblica. Inoltre, ove si verificassero difficoltà ad assicurare il servizio si avrebbero numerosi strumenti normativi di carattere flessibile, che, utilizzati, potrebbero tranquillamente superare tali ipotetiche difficoltà».
Pronta la replica della Regione Lazio: «Le procedure avviate oltre un anno fa, per completare l'organico dei servizi dedicati alle prestazioni assistenziali relative all'applicazione della legge 194 presso l'ospedale San Camillo, non contengono alcuna forma di iniquità poiché non vi è nel testo del decreto alcun accenno o riferimenti,tra i requisiti previsti,all'obiezione di coscienza, ma una specifica indicazione delle funzioni da svolgere per le prestazioni assistenziali legate all'erogazione del servizio». «Nell'ambito delle procedure previste - prosegue la nota - è stata espletata anche la mobilità, mediante avviso pubblico di mobilità volontaria regionale e interregionale con relativa graduatoria di merito pubblicata nel febbraio del 2016. È singolare che l'Ordine sia contrario all' assunzione attraverso un concorso pubblico di due medici inscritti all'Ordine stesso. Tutta la procedura inizia con il decreto 227 del 6 giugno 2015 del Commissario ad acta che non ha avuto rilievi da parte dei Ministeri affiancanti, ovvero Salute e Mef».
Contro la decisione si è schierato il mondo cattolico e la Cei: «Snatura l'impianto della legge 194 che non aveva l'obiettivo di indurre all'aborto ma prevenirlo. Predisporre medici appositamente a questo ruolo è una indicazioni chiara», ha detto Don Carmine Arice, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei. I medici selezionati saranno dedicati esclusivamente al reparto che si occupa di interruzioni della gravidanza «nel settore del day hospital e day surgery» e secondo quanto sostiene la direzione sanitaria dell’ospedale il bando è stato studiato per evitare che i vincitori, una volta assunti, possano diventare obiettori di coscienza: «Rischierebbero il licenziamento per inadempienza contrattuale». Il bando fra l’altro era stato osteggiato dai movimenti del Family Day, la stessa ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, il 4 maggio scorso in un’audizione in Parlamento aveva affermato che «non è possibile reclutare personale sanitario con contratti a tempo indeterminato chiedendo tra i requisiti dell’esame l’essere non obiettore. Si tratterebbe di una modalità discriminatoria di reclutamento del personale. La legge prevede di cambiare idea nel corso della carriera lavorativa come è accaduto più volte. Nel 2010 la Puglia tentò di coprire la carenza di ginecologi disposti a praticare aborti con concorsi mirati. Il Tar diede la sospensiva». Nicola Zingaretti ha voluto però portare avanti il concorso «per garantire la piena applicazione della legge 194».
Secondo Arice, poi, la decisione dell'ospedale «non si rispetta un diritto di natura costituzionale quale è l'obiezione di coscienza». «Il ministero della Salute - aggiunge il direttore dell'ufficio della Pastorale sanitaria della Cei - ha fatto recentemente un'indagine appurando che il numero di medici non obiettori risulta sufficiente per coprire ampiamente la domanda» di interruzioni volontarie di gravidanza. «Tutto questo fa molto dubitare sulla bontà di questo provvedimento». E il fatto che questa decisione possa essere un'apripista per altre strutture sanitarie «è un timore. Ma io spero che i medici dicano con coscienza e con autorevolezza la loro opinione, perché sono loro i primi ad esser colpiti da questa decisione». |
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23-02-2017
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