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Le poesie di DAVIDE CORTESE in "DARKANA"
Davide Cortese torna a scrivere le sue poesie nella prestigiosa collana della casa editrice Lieto Colle, nel volume “Darkana”, 2017, accompagnato dalla prefazione di Manuel Cohen, critico e saggista letterario, tra i maggiori esperti della poesia neodialettale italiana.
Nella silloge poetica affiora un’indagine della luce e del male, l’umanità immersa nel dolore che diviene impotente.
È l’autentica sofferenza trasposta in versi, in una tensione plastica, con lo spossessamento del corpo, del volto, in un altro tempo.
Cortese si spinge nel ricercare un volto, nelle serigrafie d’immagini dove ogni colore corrisponde a un telaio diverso, nello spasmo di un “turgido sorriso”, in un oggetto, l’ombrello, annota lo stupore, il candore, il baratro, la vittima e il carnefice, eppure la lettura straniante dei suoi versi conserva sempre purezza, nel senso di autenticità, che traspare dal fondo, dall’abisso, per risalire la china, come viatico.
La poesia si fa simbolo, diventa la misura delle comuni origini, delle cose e dell’umanità, mettendo a nudo la verità. Diventa complice del bene, della luce, come del male e del nero, ma è anche qui preghiera laica, liturgia.
Su gentile concessione dell’autore pubblichiamo sette poesie tratte dal volume “Darkana”.
A volte la pettino questa tristezza fiera. Porto al guinzaglio un silenzio feroce. Sorry mama. Ogni mio sogno ha la criniera. “Hic sunt leones” mi tatuo sul cuore. Il fuoco trema, io no. Sorry mama. Parlo la lingua del buio. Lingua viva è l’oscurità. Io sono il demone, temo. Sono il fuoco, ma non tremo. Sorry mama. Sono potente quando sbaglio. Io sono un bambino cattivo. The devil. Le diable. Il vivo. * C’è altrove un mio volto che emerge dalle acque e si fa isola. E’ la punta di un iceberg sepolto dall’abisso. C’è altrove un’isola arcana che non è che il mio volto emerso in un altro tempo. * Le mie mani, secoli or sono furono tatuate sul petto di un giovane marinaio di Lisbona. (Stringevano l’elsa di una spada.) E’ già accaduto nella canzone di un vecchio di Baghdad il bacio che io e te ci siamo appena dati dicendoci: “tu sei il mio demone”, “il mio demone sei tu”. Qualcuno mi ha già conosciuto a un ballo in maschera a Dresda nel 1723. * Navighi nel mio buio tacendo la canzone antica. Remi nel mio sogno di te. Fendi il mio mare segreto nell’alba tragica dei miei occhi. Tracci il periplo del mio volto e indugi sulla mia bocca. Ti sento tra le labbra bruciare come nome proibito, come una parola celata che tutto avvelena del suo mistero. * Nella lucente burrasca apro l’ombrello nero. Sfodero un sorriso macabro e inizia il mio grande numero. Si muta in giostra il mio ombrello cangiante. Ruota nella burrasca di luce. Cavalco i demoni della giostra nera nell’epica marcia dei fulmini. La pioggia mi sferza il volto, bagna il mio turgido sorriso. Ruota l’ombrello, come vortice oscuro. Mi trascina con sé in paradiso. Perforando nubi d’oro squarcia un candido sipario. Imbratto le nuvole con piogge d’inchiostri amari. Incendio le ali di arcangeli nudi. Vedo il loro volo dare fuoco al cielo. Una mia sola lacrima avvelena il fiume sacro dell’Eden. Prima che smetta di piovere mi inchinerò alla mia ira, ne sentirò il poderoso applauso, mentre sugli alberi i bei frutti marciranno lesti ad uno ad uno. Cadrà un’ultima goccia di pioggia. Chiuderò l’ombrello e calerà il sipario. Perché non giunga l’arcobaleno ruberò ogni colore. Al mondo non rimarrà che il nero del mio ombrello. Quello che adesso mi farà da bastone. * Al buio non le vedo, le mie dita. Non c’è nulla che io veda più. E il buio, al buio, non mi vede. C’è solo nero qui. Nient’altro che del nero cui badare. Ma lontano scorgo una briciola di luce. Piano affiora nel buio un’arcana figura di cavaliere. Incede lento come un dio del silenzio, cavalcando un bianco unicorno. Si fa vicino. Ne vedo il volto, infine. Sono io. “Hidalgo”, dico. E scacciando una lacrima sorrido.
Davide Cortese è nato nell'isola di Lipari nel 1974 e vive a Roma. Si è laureato in Lettere moderne all'Università degli Studi di Messina con una tesi sulle "Figure meravigliose nelle credenze popolari eoliane". Nel 1998 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, titolata "ES", alla quale sono seguite le sillogi: "Babylon Guest House", "Storie del bimbo ciliegia", “ANUDA”, “OSSARIO”, “MADREPERLA”, e “Lettere da Eldorado”. I suoi versi sono inclusi in numerose antologie e riviste cartacee e on-line, tra cui “Poeti e Poesia” e “I fiori del male”. Le poesie di Davide Cortese nel 2004 sono state protagoniste del "Poetry Arcade" di Post Alley, a Seattle. Il poeta eoliano, che nel 2015 ha ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la Poesia, è anche autore di due raccolte di racconti: "Ikebana degli attimi" e “NUOVA OZ”, del romanzo “Tattoo Motel” e di un cortometraggio: “Mahara”, che è stato premiato dal Maestro Ettore Scola alla prima edizione di EOLIE IN VIDEO e all’EscaMontage Film Festival. |
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Alberta Sagna |
21-09-2017
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