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Rosatellum, sì a prime fiducie tra le proteste
Rosato: «Sottoporre il testo ai voti segreti metterebbe in difficoltà la riforma». Speranza (Mdp): «È oltre i limiti della democrazia». Pisapia: «Un passo indietro»
Martedì, il governo, con la ministra Anna Finocchiaro, ha posto la questione della fiducia sul Rosatellum bis alla Camera. Tra mercoledì e giovedì poi il voto in Aula alla Camera. Una scelta che spacca definitivamente la maggioranza. L'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia attacca: «Credo che il Rosatellum bis sia un passo indietro rispetto al testo precedente che, almeno, prevedeva che il cinquanta per cento dei parlamentari fosse scelto dai cittadini e non dalle segreterie dei partiti. Non si può dire "andiamo uniti" mentre si fa una legge elettorale con Berlusconi, Salvini e Alfano. Per noi questo è uno spartiacque».
In Aula si è verificato quello che i gruppi avevano annunciato: le due fiducie sono passate con i voti di Pd, Ap, Civici, Minoranze linguistiche, mentre FI e Lega sono usciti dall'Aula per marcare il loro accordo sulla legge. «No» secco da M5s, Mdp e Fdi. Alla fine nella prima fiducia si sono registrati 307 sì, 90 no e 9 astenuti, mentre nella seconda ci sono stati 308 sì, 81 no e 8 astenuti. Le astensioni sono arrivate da quanti nella maggioranza hanno definito «inopportuna» la fiducia, come alcuni deputati di Des-Cd o, nel Pd, Gianni Cuperlo. Dissenso anche da Rosi Bindi, che ha votato la fiducia, ma dirà «no» alla legge nel voto finale.
Matteo Renzi, ha ricordato che la fiducia sulla legge elettorale fu posta da De Gasperi nel 1953: «Si è parlato di fascistellum - ha attaccato - abbiamo una torsione verso l'assurdo di commenti che ci definiscono come fotocopia del fascismo. Ci rendiamo conto della gravità di questa violenza verbale? Il Rosatellun prevede collegi in misura inferiore al Mattarellum ma dove sia l'elemento fascista dei collegi sfugge».
Caos in Aula, con alcuni deputati che si sono anche avvicinati ai banchi della presidenza e del governo. La presidente Boldrini, nel sospendere la seduta, ha comunicato al convocazione della Conferenza dei capigruppo per il timing delle votazioni. La decisione di porre la fiducia è stata presa al termine di una riunione del Consiglio dei ministri, convocato d'urgenza dopo la richiesta da parte del Pd di blindare la riforma elettorale e metterla al riparo dai voti segreti.
Insorgono i partiti contrari alla legge - Mdp e M5S in testa - che chiedono l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma il Colle fa sapere che, pur apprezzando l'impegno delle Camere, nulla può decidere nel merito. «Dopo la riunione di maggioranza ho telefonato al premier Paolo Gentiloni riferendo che la valutazione della maggioranza sarebbe che è opportuna la fiducia perché il testo è frutto di un faticoso equilibrio tra maggioranza e opposizione e sottoporlo ai voti segreti metterebbe in difficoltà il complesso del testo». Così il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, prima che il governo dicesse di sì. «Non possiamo fare a meno della legge elettorale - sostiene il presidente dei deputati Pd - e questo testo va votato nel suo complesso con l'equilibrio raggiunto» tra i partiti. Mdp, con Roberto Speranza, chiudeva però ogni ponte: «Mettere la fiducia sulla legge elettorale a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere è oltre i limiti della democrazia. Qui si sta scherzando col fuoco. Una legge che toglie la sovranità ai cittadini di scegliere i propri eletti viene approvata togliendo la sovranità al Parlamento. Non voglio credere che sia vero». «La fiducia che si dice il governo porrà sul Rosatellum è una vergogna, un atto indegno. Per la seconda volta nella legislatura un governo vuole blindare una legge elettorale, vietando il dibattito in Parlamento», gli fa eco il deputato e segretario di Possibile, Pippo Civati.
«Il gruppo di Articolo 1 - Mdp ha espresso un giudizio unanime di radicale critica sull'ipotesi che venga messa la fiducia sulla legge elettorale. Rivolgiamo un estremo appello a Gentiloni affinché tenga fede all'impegno assunto in aula ed eviti che questo strappo che riteniamo addirittura più grave rispetto a quello sull'Italicum, non venga compiuto. Se dovessimo andar avanti su questa strada, Articolo 1-Mdp voterà, all'unanimità, contro la fiducia e la legge elettorale». Lo dice il capogruppo Francesco Laforgia. Ira dei 5 Stelle. «Signori, siamo in piena emergenza democratica. Nelle aule parlamentari si sta consumando l'ennesima aberrazione istituzionale: il Pd ha dato il suo ok alla fiducia sulla legge elettorale quindi il Parlamento non potrà discuterla. Quello che hanno deciso due o tre capi di partito diventerà legge senza che nessuno possa dire la sua. È un momento critico». «L'intento è distruggerci, quello che otterranno sarà rafforzarci. Nei prossimi giorni saremo chiamati tutti a difendere le Istituzioni della Repubblica. State pronti».
Sulla stessa lunghezza d'onda Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia: «È comprensibile che, a pochi mesi dallo scioglimento delle Camere, la maggioranza che sostiene Paolo Gentiloni chieda al governo di porre la questione di fiducia come strumento per l'approvazione della legge elettorale», confermando però che il suo gruppo «voterà sì alla legge, pur non partecipando, ovviamente, alla votazione sulla fiducia». «Abbiamo partecipato - spiega Brunetta - con convinzione e con senso di responsabilità al dibattito in Commissione su questo nuovo sistema di voto. In quella sede ogni gruppo politico ha avuto l'opportunità di approfondire le questioni più delicate e di proporre modifiche al testo base presentato dal relatore Fiano. Già in Commissione abbiamo sostenuto come questa legge elettorale, nello scenario attuale, rappresenti il miglior compromesso possibile. Questa riforma serve al Paese per andare al voto in modo ordinato e per avere un sistema elettorale omogeneo tra Camera e Senato, come chiesto in diverse occasioni dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella». |
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11-10-2017
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