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Gazzetta Ufficiale
A Foggia in 25mila in piazza contro le mafie

900 i nomi delle vittime di tutte le mafie scanditi uno ad uno dal furgone rosso che guida il corteo. In testa i familiari delle vittime e don Luigi Ciotti

Erano almeno in venticinquemila, in mattinata, a Foggia, per celebrare la memoria delle vittime delle mafie. I loro nomi, 900 in tutto, sono stati scanditi sotto la pioggia uno ad uno dal furgone rosso che guida il corteo dove, in testa, c'erano i familiari delle vittime, che da decenni chiedono verità e giustizia, e il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti.

La Giornata della memoria e dell'impegno organizzata dall'associazione Libera è dunque tornata in Puglia dopo dieci anni, nella provincia che più delle altre in questo momento storico sembra tenuta sotto scacco dai clan. "Terra, solchi di verità e giustizia" il titolo della Giornata che, oltre a Foggia, si è svolta in migliaia di altri luoghi della memoria e dell'impegno in tutto il Paese.
Scrive l'associazione in un comunicato: «Dieci anni fa a Bari, il prossimo 21 marzo a Foggia. Una regione, una terra colpita da gravissimi fatti di sangue. Tornare in Puglia e aver scelto in particolare quel territorio, non è una decisione casuale. Terra, solchi di verità e giustizia è il tema della XXIII edizione. Replicando la “formula” adottata negli ultimi due anni, Foggia sarà il 21 marzo la “piazza” principale, ma simultaneamente, in migliaia di luoghi d’Italia, dell’Europa e dell’America Latina, la Giornata della Memoria e dell’Impegno verrà vissuta attraverso la lettura dei nomi delle vittime e, di seguito, con momenti di riflessione e approfondimento. Libera va a Foggia perché quella terra ha bisogno di essere raccontata. Libera va a Foggia perché le mafie del foggiano sono organizzazioni criminali molto pericolose che facciamo una tragica fatica a leggere. Perché, malgrado l’evidenza, la percezione della cittadinanza è ancora bassa. Una mafia, quella foggiana, così invasiva da spaventare».

E ancora: «Il 21 marzo nasce dal dolore di una mamma. Una giornata estiva. Il sole splende sulla autostrada tra Punta Raisi e Palermo. Magistrati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze di polizia, cittadini e studenti commemorano il primo anniversario della strage di Capaci. C’è anche don Luigi Ciotti sul luogo del dolore. Prega, in silenzio. Quando, all’improvviso, si avvicina una donna minuta: si chiama Carmela, è vestita di nero e piange. La donna prende le mani di don Luigi e gli dice: «Sono la mamma di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? È morto come gli altri». Soffre, Carmela: in quel primo anniversario della strage la memoria di suo figlio Antonio, e dei suoi colleghi Rocco e Vito, veniva liquidata sotto l’espressione “i ragazzi della scorta”. Da questo grido di identità negata nasce, il 21 marzo, primo giorno di primavera, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Nessuno. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome».
21-03-2018


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