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Incarico a Conte, ha accettato con riserva

Di Maio in mattinata ha blindato il candidato di Lega e 5Stelle finito nella bufera per presunte incongruenze sul suo curriculum: «Conte resta il nostro candidato»

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato per le ore 17.30 di oggi, al Palazzo del Quirinale, il professor Giuseppe Conte e gli ha conferito l'incarico di formare il nuovo governo. Il giurista ha accettato con riserva, come da prassi, l'incarico che gli ha affidato ufficialmente il capo dello Stato. L'incontro tra i due è durato quasi due ore. Conte, il candidato designato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, è arrivato al Quirinale da solo, in taxi, con un faldone sotto il braccio.

«Sta per nascere il governo del cambiamento. Esporrò alle Camere un programma basato sulle intese tra le forze politiche di maggioranza. Con Mattarella abbiamo parlato della fase impegnativa che stiamo vivendo e delle sfide che ci attendono - queste le prime parole di Conte -. Sono professore e avvocato, ho perorato cause di varie persone e ora difendo l'interesse degli italiani in tutte le sedi Ue e internazionali dialogando con le istituzioni Ue e con gli altri Paesi mi propongo di essere l' avvocato difensore del popolo italiano». «Con il presidente della Repubblica abbiamo parlato della fase impegnativa e delicata e delle sfide che ci attendono e di cui sono consapevole così come sono consapevole di confermare la collocazione internazionale ed europea dell'Italia». Tra i temi di cui il governo dovrà occuparsi subito, Conte ha citato il «bilancio europeo, riforma diritto d'asilo e completamento dell'unione bancaria». Un incarico, ha assicurato Conte, che sarà svolto «con il massimo impegno e la massima responsabilità».

In mattinata il capo politico del M5S Luigi Di Maio blindava il loro candidato: «Giuseppe Conte è e resta assolutamente il candidato premier del Movimento 5 stelle e della Lega» diceva il capo politico del M5S rispondendo alla domanda di chi chiedeva se ci fosse un possibile passo indietro sul nome del professore, finito nella bufera per presunte incongruenze sul curriculum.

Ma non tutti la pensavano così. «Non lo escludo» ha risposto l’esponente M5s Emilio Carelli, possibile futuro ministro della Cultura, alla domanda se Giuseppe Conte potesse saltare dopo le polemiche legate al possibile curriculum gonfiato. «Perché non sappiamo cosa succederà oggi» ha spiegato Carelli ad Agorà su Rai3, riferendosi all’ultima parola che spetterà al presidente della Repubblica Mattarella. Allo stesso tempo, però, il capogruppo dei 5 Stelle al Senato, Danilo Toninelli, confermava la linea ribadita da Di Maio e da Salvini anche: «Il candidato è e resta lui», il professore. Che nel frattempo resta in silenzio preparandosi a replicare, in caso di sviluppi positivi, ai dubbi sollevati dal suo nome.

In giornata bufera poi su Di Battista. «Sergio Mattarella non deve opporsi agli italiani - scrive il grillino in un post su Facebook, parlando del Presidente della Repubblica -. Il capo dello Stato non deve fare l’avvocato delle cause perse». Poi lancia l’hashtag #VoglioIlGovernoDelCambiamento con cui invita a non ostacolare la formazione del governo giallo-verde e i lavori tra Lega e M5S. «Invito tutti i cittadini a farsi sentire, usiamo la rete, facciamo foto, video. È in gioco il futuro del Paese», scrive il grillino, mobilitando la piazza. Di Battista ricorda a Mattarella di aver «prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica, ovvero ai cittadini ai quali appartiene la sovranità». Una maggioranza si è formata, «che piaccia o non piaccia a Mattarella o al suo più stretto consigliere rappresenta la maggior parte degli italiani» (il riferimento è a Ugo Zampetti, il segretario generale del Quirinale). Affermazioni che trovano nel Partito democratico una dura condanna: Di Battista mostra «una forma ammodernata di marcia su Roma attraverso la mobilitazione del web per intimorire la presidenza della Repubblica». Il capogruppo al Senato Andrea Marcucci gli ha inviato una copia della Costituzione, invitandolo a «soffermarsi sugli articoli 92 e 95».
23-05-2018

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