Manovra, arriva il sì definitivo della Camera
A Montecitorio il via libera a un testo stravolto. C'è la stretta Ires sugli enti no profit e il taglio degli aumenti alle pensioni che sarebbero scattati dal 1° gennaio
Alla Camera, alla presenza anche del premier, Giuseppe Conte, arriva il sì definitivo alla manovra dopo il voto di fiducia di sabato. Il via libera definitivo - a poche ore dall'esercizio provvisorio - arriva quando sono passate le 16.30, con 313 sì e 70 no. Tre ore dopo, la notizia della firma da parte del capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Ma in Aula, nel caos più totale, tra accuse reciproche, insulti, bagarre e ripetute sospensioni dei lavori nei giorni precedenti, è andato in scena lo strappo con buona parte dell'opposizione che ha deciso di non partecipare all'ultimo passaggio della legge di bilancio a Montecitorio: dal Pd a Leu (ieri la scelta era stata annunciata anche da +Europa).
Sabato, l'ultima fiducia era stata approvata con 327 si, 228 no, 1 astenuto. Fuori da Montecitorio la protesta del Pd cui si unisce quella, inusuale, di Forza Italia, pronta a sua volta alla piazza. In Aula erano presenti il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Presente Luigi Di Maio, assente (ma è senatore) Matteo Salvini. Durissimo il capogruppo Dem Graziano Delrio: «Il governo ha incassato l'ultima fiducia del 2018 su una manovra fatta sapendo che non ne farete un'altra e che scarica i costi sulle generazioni future». Per Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, il governo a trazione grillo-leghista ha prodotto una manovra che è «un mix di pauperismo e dilettantismo che l'Italia non può permettersi di subire a lungo». Fanno «quello che facevamo noi e ci chiamavano squadristi e violenti», solo che «noi difendevamo i più deboli», dice ironico Di Maio, commentando sui social gli attacchi delle opposizioni, «nervose» perché oggi «vedono cadere tutte le teorie con cui hanno ipnotizzato gli italiani per anni». Il governo sta andando incontro ai bisogni di chi «si è sentito abbandonato fino al 4 marzo», con una manovra, aggiunge il ministro Fraccaro, con un testo non scritto sotto dettatura europea. Ecco spiegato «il ritardo» con cui arriva l'approvazione.
Naturalmente per Bruxelles i fatti sono altri. I tempi stretti della manovra italiana, ha sottolineato ieri da Bruxelles Marco Buti, responsabile della Direzione generale per gli Affari economici della Commissione europea, vanno imputati all'esecutivo italiano, visto che il primo alert della Commissione era partito il 5 ottobre, quasi due mesi fa. Non solo, l'accordo in extremis è stato trovato sui conti del 2019, non degli anni successivi. La Ue, insomma, fa sapere d'aver approvato «i numeri, non i contenuti della manovra». Che saranno comunque sotto osservazione nei prossimi mesi quando si concretizzeranno le misure bandiera dei giallo-verdi, reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni. |