Brexit, il Parlamento esclude il "no deal"
Martedì sera la nuova sconfitta per May in Parlamento. Il secondo voto di ratifica è andato giusto un po' meno peggio rispetto alla sconfitta fragorosa di gennaio
Il tempo stringe. Martedì sera, come previsto, il Parlamento britannico ha bocciato un'altra volta l'accordo con la Ue per la Brexit negoziato da Theresa May: 149 i voti contrari all’accordo sulla Brexit che doveva regolare l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.
Un'altra sonora sconfitta per la premier, nonostante quella che in molti avevano definito una svolta, ovvero la concessione al Regno Unito da parte di Bruxelles di una clausola di salvaguardia sul mantenimento di un confine senza barriere fra Irlanda e Irlanda del Nord. Ma nonostante l'ennesimo ko, May continua stoica a non mollare. Mecoledì, poi, i deputati sono stati chiamati a esprimersi sulla possibilità che la Gran Bretagna lasci la Ue alla data stabilita, il 29 marzo, senza nessun accordo: il temuto «no deal», lo scenario catastrofico che farebbe piombare nel caos la Gran Bretagna e infliggerebbe danni anche alle economie europee. E in serata Westminster, con un colpo di scena, ha approvato con una sottile maggioranza un emendamento non vincolante che rappresenta una versione più radicale della mozione del governo di Theresa May, che infatti aveva provato ad ostacolarlo: 312 deputati contro 308 non vogliono un no deal, né oggi né mai.
Così, dopo un'altra batosta, May ha presentato in Parlamento una mozione per estendere la scadenza del 29 marzo per avere un accordo sulla Brexit (oltre la quale c'è il no deal), con due possibilità: un rinvio breve (fino a giugno) e uno più lungo (forse di un anno). La sua tattica è quella di spaventare gli euroscettici tra le sue fila con uno slittamento che potrebbe annacquare o cancellare la Brexit, trascinandoli dunque a votare il suo accordo in un nuovo drammatico voto prima del Consiglio europeo del 21 marzo. Un'impresa quasi disperata e oggi a Westminster, molto probabilmente, il Parlamento voterà per la sempre più scontata estensione della scadenza del 29 marzo.
Intanto il Regno Unito ha annunciato che taglierà temporaneamente le tariffe d'importazione su una vasta gamma di prodotti se il Parlamento britannico voterà a favore del "no deal" o se il "no deal" dovesse essere respinto dai Comuni ma Londra uscisse comunque dall'Unione Europa senza accordo dopo il termine del 29 marzo. In entrambi i casi non ci saranno nuovi controlli al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, ma resteranno in vigore per proteggere la produzione nazionale le tariffe su auto, carne di manzo, agnello, maiale, pollame e latticini. Le misure resterebbero in vigore per 12 mesi. |