Siri indagato, Toninelli gli toglie i poteri
I pm: «Era asservito a interessi privati». E ipotizzano una promessa di 30.000 euro in cambio di un emendamento per agevolare aziende vicine a un imprenditore
Armando Siri indagato, il sottosegretario al Mit della Lega è indagato per corruzione insieme ad altre nove persone, nell'ambito di un'inchiesta della Direzione investigativa antimafia coordinata dalla Dda di Palermo e di Roma. I pm: «Era asservito a interessi privati». E ipotizzano una promessa di 30.000 euro in cambio di un emendamento per agevolare aziende vicine a un imprenditore dell’eolico, Vito Nicastri.
L'inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guodo e da quello di Roma Paolo Ielo. L'ipotesi dei pm è uno scambio di favori con Nicastri, condannato per mafia a Trapani, oggi nuovamente arrestato. Nel decreto di perquisizione notificato agli indagati viene specificato che «le investigazioni effettuate hanno svelato lo stretto collegamento tra Paolo Franco Arata, 69 anni, professore, consulente della Lega sull'energia ed ex parlamentare di Fi, ed esponenti del partito della Lega, in particolare l’attuale sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri, stimolato da Arata a promuovere una modifica regolamentare degli incentivi connessi al minieolico». Per quanto riguarda le attività dell’imprenditore «è emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’Assessorato all’Energia, tra tutti l’Assessore Alberto Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Miccichè (presidente dell'Ars, il Consiglio regionale della Sicilia, ndr), a sua volta contattato da Alberto Dell’Utri (fratello di Marcello)».
Il sottosegretario parla di errore e spiega: «Non mi sono mai occupato di eolico. Io indagato? Non ne sono niente, non so se ridere o piangere. Io non mi sono mai occupato di eolico in tutta la mia vita. Sono senza parole. Non so assolutamente chi sia questo imprenditore coinvolto (Vito Nicastri, ndr), non mi sono mai occupato di energia e non davvero chi sia questa persona, credo che si tratti di un errore di persona». Siri, che non ha ancora ricevuto l'avviso di garanzia, chiede di «avere al più presto notizie su questa indagine». «Non so proprio di cosa si tratti», dice. E aggiunge: «Io sono qua a disposizione e non ho nessun problema. Comunque sono davvero allibito. Chiederò di essere sentito, devo leggere queste carte e chiamare un avvocato. Dovrò attrezzarmi e vedere cosa succede...». «Respingo categoricamente le accuse che mi vengono rivolte. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette. Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo» scrive poi in una nota il sottosegretario al Mit.
La notizia squassa il governo. «Alla luce delle indagini delle procure di Roma e Palermo, con il coinvolgimento della Direzione investigativa antimafia di Trapani, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha disposto il ritiro delle deleghe al sottosegretario Armando Siri, in attesa che la vicenda giudiziaria assuma contorni di maggiore chiarezza. Secondo il Ministro, un'inchiesta per corruzione impone infatti in queste ore massima attenzione e cautela». Così si legge in una nota del Ministero di Toninelli. «Sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimetta. Gli auguro di risultare innocente e siamo pronti a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita» rincara il vicepremier Luigi Di Maio. «Non so se Salvini sia d'accordo con questa mia linea intransigente, ma è mio dovere tutelare il governo e l'integrità delle istituzioni».
Salvini però lo difende: «Conosco e stimo Siri, piena fiducia in lui. Fatti non finiti in Def. L'ho sentito oggi, l'ha letto dai giornali, è assurdo. Lo conosco, lo stimo, non ho dubbio alcuno, peraltro stiamo parlando di qualcosa che non è finito neanche nel Def. Ho fiducia assoluta in lui. Siri non si deve dimettere. C'è solo un'iscrizione nel registro degli indagati e solo se sarà poi condannato dovrà mettersi da parte. Non ho mai chiesto - ha aggiunto Salvini - di far dimettere la Raggi o parlamentari dei Cinquestelle quando anch'essi sono stati indagati». «Piena fiducia nel sottosegretario Armando Siri, nella sua correttezza. L'auspicio è che le indagini siano veloci per non lasciare nessuna ombra». Lo si legge in una nota della Lega.
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