Sri Lanka: «I jihadisti dietro la strage»
«Vendetta islamica per i morti in Nuova Zelanda». Gli americani ipotizzano la mano dell’Isis. Hotel e chiese: uno «schema» abituale. Le vittime salgono a oltre 320
Ci sono gli «jihadisti dietro la strage» di Pasqua nello Sri Lanka. A dirlo è il ministro della Difesa Ruwan Wijewardene parlando in Parlamento. Secondo le prime indagini, dice, gli attentati di domenica «sono stati compiuti come ritorsione dopo quello di Christchurch», la strage delle moschee dello scorso marzo in Nuova Zelanda.
Martedì il governo ha poi rivelato che due gruppi islamisti locali sono sospettati dell'attentato: oltre al National Thawheed Jamaat, il cui nome era già circolato nelle scorse ore, ci sarebbe anche il Jammiyathul Millathu Ibrahim. Un’azione forse ispirata dall’Isis, come suggerisce l’intelligence americana. Lo proverebbe anche il ritrovamento di 87 detonatori, l’esame degli ordigni inesplosi (uno da 50 chilogrammi) la neutralizzazione di veicoli-trappola e gli arresti eseguiti, saliti a 40 (tra loro anche un siriano).
Intanto le vittime del massacro di Pasqua salgono a 321, di cui 45 bambini, e più di 500 feriti. Nella Chiesa di San Sebastiano, a Negombo, nel nord della città, martedì mattina sono cominciati i primi funerali di massa delle vittime. Il governo ha dichiarato il lutto nazionale e lo stato di emergenza, dopo aver già introdotto il coprifuoco dalle 8 di sera alle 4 del mattino, mentre le forze dell'ordine hanno arrestato 40 persone sospettate di aver avuto un ruolo nell'organizzazione degli attentati. Lo stato di emergenza dà alla polizia e ai militari il potere di arrestare e interrogare i sospetti senza l'ordine di un tribunale, poteri che sono stati utilizzati per l'ultima volta durante la guerra civile.
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