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Falcone e Borsellino offesi: inchiesta in Rai

Il cantante Zappalà sui due magistrati: «Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita conoscono le conseguenze». Viale Mazzini: «Parole indegne»

Bufera sul cantante neomelodico Leonardo Zappalà dopo la prima puntata di Realiti, su Raidue. Nel mirino c'è finito per una frase su Falcone e Borsellino. E Viale Mazzini avvia una istruttoria interna dopo il video in onda nel programma di Rai 2 in cui si offendevano i due giudici.

«Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l'amaro». Questa la frase, riferita a Falcone e Borsellino, pronunciata quando il conduttore Enrico Lucci, dopo aver più volte invitato Zappalà a studiare la storia degli eroi siciliani e sottolineato che la mafia è il male, ha mandato in onda una grande foto dei due giudici come esempio proprio degli eroi che combattono la mafia, accolta da un grande applauso in studio. Zappalà era al centro di un video trasmesso dal programma, che raccontava il fenomeno degli interpreti neomelodici siciliani che cantano in napoletano. Nel video si raccontava anche la storia di Niko Pandetta, detto "Tritolo", con anni di carcere alle spalle e nipote del boss Turi Cappello. Nella clip Pandetta, non presente in studio, raccontava, tra l'altro, di aver finanziato il suo primo cd con una rapina.

«Non abbiamo invitato Riina o Provenzano in studio. Abbiamo invitato un ragazzetto che fa il cantante neomelodico e ha degli idoli orribili, perché il programma si occupa di fenomeni sul web - dice Lucci in merito alla polemica sorta per la presenza del giovane -. Preciso subito che io non sono l'autore del programma e non invito nessuno. Io conduco il programma e ci tengo prima a chiarire il contesto. Il programma parla del grande reality in cui siamo tutti immersi e per questo parliamo di tutto. Tra il tutto, c'è anche il fenomeno dei cantanti neomelodici siciliani che cantano in napoletano. C'è stato un servizio in cui è stato raccontato il fenomeno con tutte le sue sbavature, tra cui anche riferimenti ideali alla mafia. Tra i due cantanti che apparivano nel servizio, è venuto in studio questo 'pischello' di 19 anni. A me interessa il fenomeno del "pischello", molto seguito dagli adolescenti, che ha per idoli Scarface e Al Capone. Io per prima cosa gli ho fatto dire che non è un mafioso».

«Tutti parlano di una cosa che non hanno visto - prosegue Lucci -. Io mi rivolgo a questo ragazzetto con toni paterni, perché non si massacra un ragazzetto che dichiara di non essere mafioso, anche se ha degli idoli abbastanza orribili e le idee abbastanza confuse. Per questo gli dico: "Cerca di schiarirti le idee e studia la storia. Anche se hai lasciato la scuola, studia la storia dei grandi siciliani: La Torre, Mattarella, Impastato, i carabinieri uccisi dalla mafia. E ti esorto a pensare ai due nostri grandi fratelli Falcone e Borsellino". È qui che si vedono le loro immagini e c'è un'esplosione dello studio con un'ovazione per i due giudici. Prima di ogni cosa, io gli dico: "La mafia è merda!". Non c'è margine di dubbio su cosa è stato fatto in studio».

«Per quanto riguarda la frase su Falcone e Borsellino, io non l'ho neanche capita bene, ma gli ho detto: studia - sottolinea Lucci -. Non c'è nessun margine di dubbio sulla nostra posizione. Quella frase l'ha detta in un contesto in cui gli abbiamo insegnato la differenza tra il bene e il male. Parliamo di un 19enne che non capisce neanche bene la potenza delle frasi che esprime. Essendo un idolo degli adolescenti, a maggior ragione lo invito, sperando che altri adolescenti capiscano la differenza tra il bene e il male». Lucci precisa poi che «l'altro cantante, citato nel video, non è stato invitato in studio. Si era valutato in un primo momento se farlo venire, ma poi si è deciso di non farlo venire. Nel video lui comunque dice: "Ho pagato per il mio passato e voglio cambiare la mia vita". È vero che è uno che è stato in galera, ma non è venuto in studio».

Sulla vicenda interviene anche il presidente della Commissione di vigilanza Rai, Alberto Barachini (Forza Italia). Secondo il quale la condanna da parte della Rai e l'avvio di un'istruttoria interna «per accertarne le responsabilità sono misure doverose, ma non sufficienti», in quanto «la grave offesa arrecata alla memoria di due esempi luminosi della lotta alla mafia si configura come un evidente omesso controllo da parte della governance del servizio pubblico, alla quale - insiste Barachini - richiedo formalmente un controllo più rigoroso dei contenuti e degli ospiti delle trasmissioni».
10-06-2019

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