METEO
BORSA
16/04/2024 13:24
POLITICA
UTILITIES
Oroscopo del Giorno
Mappe
Treni: Orari e Pren.
Alitalia: Orari e Pren.
Meridiana: Orari e Pren.
Airone: Orari e Pren.
Calcolo Codice Fiscale
Calcolo ICI
Calcolo Interessi Legali
Calcolo Interessi di Mora
Verifica Partite IVA
Ricerca C.A.P.
Ricerca Raccomandate
Ricerca Uffici Giudiziari
Gazzetta Ufficiale
Zalando
Pd, Matteo Renzi annuncia la scissione

«Lascio i dem, c’è spazio per altro». Con lui 18-20 deputati e 10 senatori. Il senatore ha telefonato al presidente del Consiglio Conte per rassicurarlo: «Ti sosteniamo»

Matteo Renzi fa la sua mossa, e nella serata di lunedì ha telefonato a Giuseppe Conte annunciando l'addio al Pd e ribadendo al premier: «Pieno sostegno al governo». Fonti vicine a Matteo Renzi confermavano che l'uscita dal Pd sarebbe stata annunciata martedì ma senza per questo avere ripercussioni sulla tenuta dell'esecutivo.

Nel partito, senza ancora dichiarazioni ufficiali, era Dario Franceschini a manifestare senza peli sulla lingua lo sconcerto per una mossa giudicata rischiosissima. Tanto da evocare i tempi bui del ventennio: «Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Mussolini nell'ottobre 1922. La storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori». Così ha scritto in una chat finita sui media.

In un'intervista di sabato scorso al Times, Renzi raccontava di aver lavorato quando era sindaco nell'antico studio di Machiavelli ma «posso dirvi che non sono machiavellico». Lo stesso Renzi lunedì sera ha fatto una telefonata di «rassicurazione» al premier Giuseppe Conte, come accennato: «Vado via dal Pd, ma il sostegno al governo rimane convinto». «Lascio il Pd, c’è spazio per una cosa nuova». Con alcuni parlamentari si è espresso con molti meno riguardi, stando al Corriere della Sera: «Non posso più stare insieme ai miei carnefici. E state attenti: vedrete che useranno il lanciafiamme anche con voi».

I conti, al momento, tornano: allo stato, sarebbero in uscita 18-20 deputati (sui 111 del Pd). Dal misto potrebbe arrivare Catello Vitiello, ex M5S. Per creare un gruppo autonomo alla Camera ne servono 20. Per l’incarico di capogruppo il nome più probabile è quello di Luigi Marattin. Molto più complessa la situazione al Senato. Qui non si possono creare gruppi autonomi, perché il regolamento li vieta se non coincidono con un simbolo presentato alle elezioni. Dal gruppo dem sarebbero in partenza una decina di senatori (su 51): con Renzi, via anche Bonifazi, Comencini, Marino, Faraone, Ginetti, Cerno, Laus, Grimani e Bellanova. Dovrebbe restare al suo posto il renziano Andrea Marcucci, che è capogruppo. Non è escluso che i fuoriusciti chiedano un’interpretazione elastica del regolamento, per formare un gruppo autonomo con Riccardo Nencini, eletto con Insieme.

«Ci dispiace», scrive in un tweet il segretario dem, Zingaretti, secondo cui l'uscita di Renzi è «un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Pd». «Ci dispiace - scrive poi il segretario del Pd su facebook - un errore dividere il PD, specie in un momento in cui la sua forza è indispensabile per la qualità della nostra democrazia». Solo domenica Zingaretti aveva esortato Renzi a non andare avanti con una «scissione che sarebbe drammatica». Ma l'ex premier ormai ha fatto la sua scelta e forse già in settimana costituirà i nuovi gruppi parlamentari. «Lascio le polemiche e le dietrologie a chi sta nei palazzi. Io sorrido a tutti e auguro buon ritorno a chi adesso rientrerà nel Pd. E in bocca al lupo a chi vi resterà».
17-09-2019


Copyright 2006 © Cookie Policy e Privacy