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Gazzetta Ufficiale
Meloni accoglie il premier ungherese Viktor Orbán ad Atreju 2019

Dal leader magiaro un mazzo di fiori a Giorgia Meloni e la platea tutti in coro a cantare "Ragazzi di Buda", la canzone simbolo della rivolta anti-sovietica del 1956


Giorgia Meloni e Viktor Orbán
Ad Atreju, l'evento organizzato da Fratelli d'Italia all'Isola Tiberina a Roma, oggi è stato il giorno del premier ungherese Viktor Orbán, accolto dalla padrona di casa Giorgia Meloni che ha ricevuto in dono un mazzo di fiori. Applausi, entusiasmo del pubblico, strette di mano e selfie per il capo del governo d'Ungheria.

Giorgia Meloni accoglie Viktor Orbán ad Atreju 2019


Sotto il tendone principale all'Isola Tiberina tutti in coro a cantare "Ragazzi di Buda", la canzone simbolo della rivolta anti-sovietica del 1956. Anche Meloni si è unita al coro, mentre Orbán ha ringraziato per il caloroso benvenuto: «Grazie, tutto questo vostro interesse per l’Ungheria mi onora e mi commuove. La vostra presidentessa Giorgia Meloni in Ungheria sarebbe al centro, io sono più a destra di lei».
«Grazie per questa presenza che mi riempie di orgoglio
» ha detto Giorgia Meloni accogliendo sul palco Orbán. «L’Ungheria è una nazione che dimostra come si possa stare in Europa a testa alta, difendendo le proprie famiglie, i propri valori, le proprie imprese e, soprattutto, i propri confini. Noi lo consideriamo un patriota come noi, che non ha paura ad affrontare il politicamente corretto. Guardiamo all’Ungheria come modello di Europa possibile e diversa».
 

Viktor Orbàn sul palco di Atreju 2019
Orbán, intervistato da Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, ha spiegato di parlare da “combattente politico” e ha ripercorso le tappe della sua carriera politica, dai gruppi giovanili della resistenza anticomunista fino alla formazione del primo governo da lui guidato all’età di 35 anni e poi con le ripetute vittorie elettorali. Il premier ungherese ha quindi parlato della questione dei migranti: «Nel 2015 ebbe inizio un’invasione verso l’Europa: su dieci migranti nove erano migranti economici e chi afferma il contrario sa di non dire la verità. Già nel 2015 io ho visto che ci sarebbe stato da parte di alcuni leader europei il tentativo di rovinare la cultura europea attraverso la migrazione, la sinistra in Europa vuole utilizzare i migranti per superare la tradizione cristiana e democratica ed entrare in una fase postcristiana. Quando la sinistra difende l’ingresso dei migranti in Europa lo fa per avere voti, che servono agli scopi ideologici della sinistra. Più migranti arrivano in Europa più diminuisce la possibilità di mantenere l’Europa cristiana».

«L’Europa» ha continuato Orbán «colpisce i governi sovranisti. Ho visto che anche in Italia, purtroppo, il governo si è separato dal popolo. E vedo arrivare nuovi e vecchi politici di sinistra che non hanno capito niente dagli errori commessi».
«Vedo Renzi, vedo Gentiloni e vedo che dove la sinistra riprende il governo succede sempre la stessa cosa: fa entrare i migranti e aumenta le tasse. Questi due errori la sinistra li commette sempre». Su possibili aiuti dell’Ungheria all’Italia, Orbán ha dato poi la propria disponibilità a patto che Roma si decida a difendere i propri confini: «Se Conte ci chiederà di rimpatriare migliaia di migranti dall’Italia nei loro paesi di provenienza noi siamo pronti ad aiutare».

Il premier ha quindi esposto alcune riflessioni sul modello ungherese, che ha una base, la nuova Costituzione approvata nel 2011 e tre pilastri: la famiglia tradizionale da difendere, la difesa della tradizione cristiana, l’identità nazionale.

Giorgia Meloni accompagna Viktor Orbán sul palco

«La famiglia per noi è quella composta da un uomo e una donna, perché ogni bambino ha diritto ad avere un padre e una madre. Io non so se questo modello può funzionare in altri Paesi» ha aggiunto «so che ha riportato l’Ungheria a crescere, ha diminuito la disoccupazione, passata dal 12% al 3%, ha fatto crescere i salari e ha permesso al ceto medio di espandersi».


Viktor Orbán con il nostro direttore Luigi Piccarozzi
Prima dei saluti finali ha parlato anche del nuovo presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, la quale vuole difendere lo stile di vita europeo, ma non aggiunge l’aggettivo “cristiano”. Al termine del suo applaudito discorso, Orbán ha parlato del risveglio dell’Ungheria dopo l’occupazione sovietica: «Abbiamo sofferto perdite terribili ma siamo ancora vivi e vegeti. Ma una cosa i comunisti hanno imparato: che con gli ungheresi non possono oltrepassare il limite».
Luigi Piccarozzi (foto di Annabianca Rotellini)
21-09-2019

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