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Confindustria: «Recupero Pil Italia spedito»

Il Centro Studi degli industriali: possibile +6% nel 2021, ma preoccupa la scarsità delle materie prime e la frenata dell’industria. In ripresa i consumi, ma soprattutto nei servizi

Viene definito «spedito» il recupero dell’economia italiana il Centro Studi Confindustria, ma contagi e commodity restano «i fattori di incertezza». «Il 2021, comunque, potrebbe chiudersi con un recupero vicino al +6%. Dopo il forte rimbalzo del secondo trimestre (+2,7%) - spiega il Csc - nel terzo trimestre i principali indicatori stanno tenendo, nonostante gli effetti della scarsità di alcune materie prime e semilavorati e la ripresa dei contagi. Rimane molta incertezza per il quarto trimestre, legata al proseguimento dell'epidemia».

La ripresa estiva c’è stata, spiegano gli esperti, ma «siamo ancora molto sotto i valori pre-Covid e la fiducia delle imprese di servizi ha perso pochissimo in agosto. La risalita del settore dovrebbe proseguire nel III trimestre, dati i giudizi sugli affari in aumento, ma con qualche ombra per il IV trimestre, visto il marcato calo in agosto delle attese sugli ordini». In questo scenario, l’industria sta lentamente cedendo il passo ai servizi in chiave crescita: «Gli indici Pmi mostrano una frenata nell’industria negli ultimi tre mesi (60,9 in agosto da 62,3 a maggio) e una accelerazione nei servizi (58,0 da 53,1). Ciò avviene, in parte, perché inizia a pesare anche in Italia la scarsità di alcuni input produttivi, che già preoccupava da alcuni mesi. La produzione industriale è cresciuta nel II trimestre un po' meno del I (+1,2% vs +1,5%) e il III trimestre è partito a ritmo minore: in luglio si è avuto un +0,8% e la variazione acquisita per il trimestre è +0,9%; in agosto poi le attese su produzione e ordini sono calate».

Sono comunque «in forte risalita» i consumi, nel secondo trimestre, spinti dalla spesa in servizi e «le attese per il terzo trimestre sono di ulteriore risalita: resta da spendere circa metà dell’extra-risparmio accumulato dalle famiglie durante il lockdown, che in primavera il Centro Studi Confindustria aveva stimato in 26 miliardi. In agosto, gli ordini interni dei produttori di beni di consumo sono quasi tornati ai valori pre-crisi e la fiducia delle famiglie ha tenuto. Gli investimenti, intanto, continuano la dinamica robusta, dopo un +2,4% in primavera che li ha portati molto oltre i valori pre-crisi, con ordini su un trend di aumento».

Anche l'occupazione è in recupero, soprattutto per quanto riguarda il lavoro a tempo determinato: «A luglio gli occupati temporanei stimati dall’Istat erano quasi 100 mila in più rispetto a gennaio 2020. D’altronde la componente temporanea dell’occupazione è sempre quella più reattiva al ciclo economico, sia in caduta (-352 mila unità a maggio 2020) sia in ripresa (+136 mila fino a ottobre 2020, sostanzialmente piatta nei mesi successivi, quando l’attività era di nuovo fiacca, per poi impennarsi da marzo 2021 in parallelo al rimbalzo del Pil)». «Parte dell’occupazione permanente resta 'congelata'. Il blocco dei licenziamenti per motivi economici, introdotto allo scoppio dell'emergenza sanitaria, è stato infatti solo parzialmente compensato da un contemporaneo calo delle attivazioni (assunzioni e trasformazioni), così che a maggio 2021 i rapporti a tempo indeterminato attivi erano 275 mila in più (saldo tra attivazioni e cessazioni mensili cumulato da gennaio 2020). La distanza tra le due curve segnala, in particolare, l’ampio ricorso alla cassa integrazione, che viene incorporato nei dati Istat e che, invece, non incide sui rapporti di lavoro conteggiati dall'Inps, che rimangono attivi seppur 'congelati».
10-09-2021

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