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Ciclopi terra di nessuno

Il mondo esterno, che inizialmente rimane sullo sfondo, sfonda all'improvviso le porte di casa blindate di questa famiglia disfunzionale. La crisi economica schiaccia...

 Lo scenario ci immette subito nell'ambito
 di una famiglia composta da tre elemen-
 ti: una madre, un figlio e un figlia. Del
 padre, non si sa molto, ha abbandonato
 la famiglia per seguire il suo sogno di
 musicista. Tre monadi davanti a noi, tre
 solitudini, tre mondi a sè, impossibilitati
 a comunicare tra loro. A sottolineare la loro condizione d'isolamento esistenziale, sono gli stessi spazi teatrali: ognuno di loro è confinato in uno spazio ristretto  da cui è proprio difficile uscire. I componenti di questo grottesco nucleo familiare sembrano ciechi di fronte ai bisogni, alle problematiche, alle reali esigenze dell'altro. Solo il figlio maschio Tommy sembra uscire da questo circuito chiuso. Cerca di salvare disperatamente sua sorella Gilda, che presenta degli evidenti tratti autistici, completamente ignorati dalla madre. Quest'ultima riversa tutte le sue frustrazioni di ballerina fallita sui figli, concentrata esclusivamente su sè stessa. Queste, e non solo, sono le cecità a cui fa riferimento il titolo di questo dramma teatrale. Il mondo esterno, che inizialmente rimane sullo sfondo, sfonda all'improvviso le porte di casa blindate di questa famiglia disfunzionale. La crisi economica schiaccia le loro vite e solo il lavoro di operaio di Tommy permette alla famiglia di andare avanti. La fabbrica in cui lavora mette a rischio la vita degli operai e dei cittadini. I segnali sono evidenti  ma vengono ignorati dalla cecità dei più. Non può mancare il ruolo della politica che attraverso un certo Jimmy, aspirante politico e amico di Tommy, cerca di insabbiare la pericolosità della fabbrica per l' ambiente e per la salute umana.

C'è tanto, c'è tutto forse in Ciclopi, terra di nessuno. La cecità di un nucleo familiare chiuso, asfissiante, che si rivela un coacervo di nevrosi, s'intreccia con la cecità e la spietatezza del mondo esterno in cui la logica del potere, del vile denaro e della corruzione prevalgono prepotentemente su tutto. Non importa, poi, se a subire i peggiori danni sia l'ambiente, la salute pubblica, il futuro lavorativo dei giovani e le relazioni umane. Tutto passa in secondo piano.

Intenso, complesso, inquietante, Ciclopi, terra di  nessuno, colpisce i nervi scoperti di una società affetta da nevrosi e patologie varie, che ha perso completamente il senso della collettività. Il sapore di denuncia sociale fortemente voluto dalla regista Paola Tarantino con il supporto della drammaturgia di Daniela Dellavalle, viene brillamente esaltato dalle interpretazioni magistrali di Carolina Cametti, Massimiliano Frateschi, Fausto Morciano, Emanuela Valiante, che non sono dei neofiti della recitazione, ma con alle spalle esperienze significative anche nel mondo del cinema. A Carolina Cametti, nei panni di Gilda, è toccato l'arduo compito di dar vita al suo complesso personaggio caratterizzato da tratti autistici, e lo ha fatto senza perdere mai la concentrazione. Anche per Massimiliano Frateschi, compito non facile. Tommy ha una personalità borderline, è il personaggio fulcro della rappresentazione che porta sulle spalle il peso di tutte le responsabilità a causa di un padre assente e di una madre ancora immatura. Frateschi, ne rende un'immagine estremizzata, caricaturale. Buona anche l'interpretazione di Emanuela Valiante e di Fausto Morciano, che tuttavia, a tratti, è risultata eccessivamente altisonante.
Un meritato lungo applauso, quindi, a tutta l'equipe che ha lavorato a questo spettacolo e alla neonata Associazione Odissea al suo primo lavoro teatrale.

Mena Zarrelli
23-04-2014


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