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Bugiardo Bugiarda al Millelire: quando l’illusione diventa retorica

La visione di Daria Veronese, regista, è elegante e pulita. Senza fronzoli, fogli, lettere, volano sul palco per dare un tono velato ai giochi dei sentimenti...

 Il gioco dei sentimenti tra lettere e paro-
 le è ricercatezza. Quando si vorrebbe
 qualcosa, ma l’insieme è contraddittorio,
 ci si rincorre. Lettere dense di amore,
 quasi impossibile non riconoscersi come
 guardarsi allo specchio.

 Quando uno spettacolo è epistola, direi che si trasforma in qualcosa di onirico. Tra scrittura e voce interiore lo si è reso quasi magico e intimistico.

Dal 16 al 21 settembre al Teatro Millelire di Roma Bugiardo Bugiarda diviene spazio temporale, dove date e voci fuori campo aiutano a comprendere due vite, distanti ma vicine. Si rincorrono.
La visione di Daria Veronese, regista, è elegante e pulita. Senza fronzoli, fogli, lettere, volano sul palco per dare un tono velato ai giochi dei sentimenti che approdano ad un’esasperazione verso il finale. Illusioni che rimangono in sospeso, in un tempo mai risolto.

Un amore dove si scappa o ci si vuole raggiungere sul serio?

Antonio Lupi e Junia Tomasetta declamano lettere. Tra recitazione e lettura lo spettacolo scorre abbastanza fluido, con movimenti comodi e lenti.
Tratto da una storia vera, i due personaggi George Bernard Shaw e Stella Patrick Campbell e il loro rapporto epistolare, da cui è stato tratto un libro, hanno ispirato le dinamiche della storia. Grazie a un lavoro di traduzione dall’inglese e a una rivisitazione del testo, togliendo e aggiungendo qualcosa, a seconda delle esigenze e del risultato che di desiderava ottenere,il lavoro è risultato meticoloso e ricco di particolari.

Ci troviamo a fine ‘800. Le tappe, tante, toccano le vicissitudini del periodo prima e dopo prima guerra mondiale intrecciandole alle vite dei protagonisti. Si approda al maggio del ’38 dove la fine è sollievo. Il 12 aprile 1899 è l’inizio. Botta e risposta in due ambienti diversi. Londra, Brighton, l’America e l’Italia. Luoghi suggestivi ove si respira un senso di ristoro e aria di teatro.
Seduti su una poltrona di pelle davanti al caminetto. Una scrivania antica, un appendiabiti e delle scale che conducono allo spazio raccolto. Una lampada accesa per mettersi seduti allo scrittoio. Peculiari le luci. Massimo Sugoni le ha condotte con maestria. Ombre e colori al Millelire ribaltato, creando, così, una scenografia voluta e studiata con attenzione.
Nulla è lasciato al caso.  Una dizione curata e dimessa, quest’ultima, per risaltare rassegnazione e fatica della vecchiaia e dei tempi che, in quel frangente, si vivono.

Junia Tomasetta è idonea nei panni stile anni ’20. Così come Antonio Lupi, con toni sarcastici, riesce a dare un po’ di ritmo al testo. Ci si perde. Si respira il mondo del teatro e della scrittura. La lettura di un amore, durato 40 anni legato alle parole e dalle parole dato. Due persone sole si raccontano e in scena si uniscono solo mediante la voce. Uno spettacolo interessante, un quadro storico dove, forse, l’illusione è stata burla di un legame intenso, sinonimo di paura, al quale non si è voluto dare una svolta risolutiva ad un perché inspiegabile soprattutto ai corrispondenti protagonisti.

L'intervista a Daria Veronese regista di Bugiardo Bugiarda:

Che ti spinge a ispirarti a storie vere per gli spettacoli teatrali?

1) Negli ultimi spettacoli ho privilegiato il racconto di storie vere, frutto di una accurata, per quanto possibile, ricerca storica. Ritengo sia giusto che gli eventuali dati storici inseriti nel testo siano esatti, per dare informazioni attendibili al pubblico. Come ti anticipavo, nelle recenti produzioni abbiamo trattato spettacoli che fossero di nostro interesse, toccando temi storici e sociali, ma che però trasmettessero emozioni a noi e al pubblico. Mi interessava approfondire alcuni argomenti ed ho scelto storie vere, ma questo non esclude che i prossimi lavori siano del tutto diversi.

Quanto tempo avete impiegato nel lavoro di traduzione del testo?

2) Abbiamo fatto alcuni confronti tra le versioni, dando spazio alla nostra linea critica per impostare lo spettacolo, restando il più possibile fedeli ad un linguaggio che ci riportasse indietro nel tempo e rendesse credibili i personaggi.

Reputi che, storie infinite in amore, possano essere riconducibili a un desiderio che non si risolverà mai?

3) Ti confesso che non è facile rispondere in poche parole. Occupandomi di testi e di regia sono interessata alle storie e alle vite delle persone. Penso che ognuno abbia delle esperienze importanti da raccontare. Ci sono desideri che non si estinguono mai, a volte irrealizzabili e forse, proprio per questo, si autoalimentano nella speranza di una vita immaginata e sognata. Altri desideri, anche se appagati, hanno la capacità di reinventarsi e di rinnovarsi ogni giorno, riuscendo a sopravvivere per moltissimo tempo.  Desiderio e amore sono sentimenti molto personali, ma, nello stesso tempo, eterni ed universali.

Delizierai il pubblico con una storia completamente inventata da te?

4) Tempo fa ho scritto un testo per bambini, completamente inventato da me, che ha anche partecipato al Fringe Festival di Edimburgo. In futuro forse mi inventerò qualcos'altro... Per cui è probabile che mi occuperò di altri temi, frutto della fantasia.

Annalisa Civitelli
09-09-2014

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