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Cristiani perseguitati in Kazakistan
Comunicato di Antonino Da Campo, rappresentante stampa dei Testimoni di Geova.
In varie nazioni, come ad esempio la Russia, si attuano sempre più misure restrittive della libertà di parola. Questa è una degenerazione pericolosa del rispetto dei diritti umani. Oltre alla Russia, anche il Kazakistan sta perseguitando diverse confessioni cristiane. I metodi sono sempre gli stessi: certi individui, fingendosi interessati a una certa confessione religiosa, chiedono di incontrarsi con alcuni membri di tale confessione; di nascosto, però, registrano le conversazioni e le trasmettono alle autorità. Sulla base di quelle che sono pacifiche conversazioni religiose, le autorità accusano i membri della confessione di “incitare alla discordia religiosa” e di “promuovere la superiorità religiosa”.
Di recente le autorità kazake – utilizzando lo stesso metodo - hanno preso di mira anche i Testimoni di Geova, confessione presente in tutto il mondo e universalmente riconosciuta come pacifica. Due testimoni di Geova sono stati messi sotto custodia cautelare per 60 giorni e, se saranno ritenuti colpevoli di “incitamento alla discordia religiosa”, rischiano fino a 10 anni di carcere! Intanto il loro primo appello è stato respinto. Uno di loro ha 61 anni, tre figli e gravi problemi di salute.
Il Kazakistan continuerà a perseguitare i cristiani? O continuerà a violare i diritti umani? Il 9 agosto 2016 il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite si è detto “preoccupato per le restrizioni ingiustificate imposte all’esercizio della libertà religiosa” nonché alla “libertà di opinione e di espressione”. |
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20-02-2017
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