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Ripresa c’è, ma cresce l’Italia del rancore

Crescono i consumi: tra il 2013 e il 2016 la spesa delle famiglie è salita di 42,4 milioni di euro, segnando la risalita dopo il tonfo dalla crisi del 2008

Dai dati del Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis per il 2017, presentato questa mattina dal presidente Giuseppe De Rita, emergono dei dati per niente sorprendenti. E se l'Italia va meglio, economicamente, cresce il rancore nella gente.

L'ultimo rapporto Cenis infatti racconta di un'economia in ripresa, grazie al manifatturiero, ma di una stagnazione a livello di istituzioni: gli italiani sono sfiduciati nella politica, ma non rinunciano alla soddisfazione di concedersi un po' di comfort: dalla tecnologia al divertimento culturale.
La ripresa c'è e l'industria va: una crescita costante dal primo trimestre 2015. Il dato del primo semestre 2017 (variazione positiva del 2,3%) è il migliore tra i principali Paesi europei. Fanno eccezione, ancora, gli investimenti pubblici, anche se ci sarebbe molto da fare, a partire dalle catastrofi naturali che, in settant'anni, hanno provocato oltre 10mila vittime, oltre a danni economici per 290 miliardi di euro. Crescono i consumi: tra il 2013 e il 2016 la spesa delle famiglie è salita di 42,4 milioni di euro, segnando la risalita dopo il tonfo dalla crisi del 2008, alla ricerca di una buona qualità quotidiana della vita.

La felicità soggettiva quotidiana è invece in arretramento. Il 45,4% degli italiani è pronto a spendere un po' di più, magari tagliando altri consumi, per potersi concedere almeno una vacanza all'anno, il 40,8 per prodotti alimentari di qualità, il 32,3 per mangiare fuori casa in ristoranti e trattorie, il 24,7 per comprare abiti e accessori a cui tiene, il 17,4 per il nuovo smartphone e il 16,9 per il tempo libero. In questo quadro, però, emerge anche il cosiddetto “neo sommerso”: 28,5 milioni di italiani di chiarano di aver acquistato, nell'ultimo anno, almeno un servizio o un prodotto senza scontrino né fattura.

Il 78,2% degli italiani si dichiara soddisfatto della vita che conduce. Nel 2016, per il secondo anno consecutivo, si segnala una diminuzione della popolazione con 76.106 abitanti in meno. Dato su cui incidono i trasferimenti all'estero dei cittadini italiani, nel 2016 triplicati rispetto al 2010: 114.512. Emerge anche un Paese “rancoroso”, quello cioè convinto che ci sia un blocco della mobilità sociale e pure i millennial vedono l'ascensore bloccato. Ed emerge anche che non tutte le città partecipano alla stessa maniera al recupero. Milano, Roma, Firenze e Catania crescono in popolazione. Quanto a Pil (andamento 2007-2014), Napoli, Palermo e Catania perdono il 14% contro la media nazionale del 7,8. Genova, Torino e Bari cedono il 10%. L'area romana perde l'8,6, quella veneziana il 7,2. L'area milanese ha una contrazione del 3 per cento.
01-12-2017


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