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Trasfusione alla testimone di Geova: medico condannato per violenza

Depositate le motivazioni della sentenza che ha condannato un primario a Palermo: al rifiuto, «non è invocabile dal medico la scriminante dello stato di necessità»

Depositate le motivazioni della sentenza del giudice Sabina Raimondo del tribunale di Termini Imerese (ora alla Corte di appello di Palermo) che il 6 aprile scorso ha riconosciuto la responsabilità penale di un medico per aver praticato un trattamento sanitario contro l'espressa volontà di una paziente.

Il medico, primario dell'ospedale di Termini Imerese, condannato a un mese per il reato di «violenza privata». «Nel caso di rifiuto manifestato dal paziente a trattamenti terapeutici, non è comunque invocabile dal medico la scriminante dello stato di necessità» si legge nel dispositivo. La paziente è una giovane Testimone di Geova, che all'epoca dei fatti aveva 24 anni ed era in gravidanza, a cui venne somministrata una trasfusione di sangue contro la sua volontà. Spiega ancora il giudice: il medico «aveva cercato di aggirare il rifiuto della paziente chiedendo l'autorizzazione al Pubblico Ministero con la motivazione che la trasfusione coatta era necessaria per salvare la paziente e il feto (che invece era già stato dichiarato morto)». La paziente in questione, invece, non era mai stata in pericolo di vita, dicono i magistrati, ed era sempre rimasta "cosciente, lucida e nel pieno delle sue capacità».
18-06-2018


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