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Il nuovo cinema di Nanni Moretti: SANTIAGO, ITALIA

Un piccolo grande film, di quelli che lasciano il segno, da andare a vedere in una sala cinematografica non troppo gremita, e sentirsi parte della storia per un'ora e venti minuti.
Nanni Moretti entra in silenzio dentro questo docufilm, svuota di ogni retorica il linguaggio, le scene, le inquadrature, riprendendo il filo di una della storie più dolorose del Novecento.
È stato come assistere al primo 11 settembre della storia, quello del 1973 accaduto in Cile, nella città del presidente Salvador Allende, attraverso il racconto di chi c'era. Assisto ai racconti di una giovane donna sequestrata e torturata, sento la voce di musicisti, traduttori,  operai, artigiani, medici, registi cileni, al tempo giovani, che ricordano quei momenti. Forse ancora oggi increduli.

La speranza prima, quella di un mondo che poteva essere diverso, e il terrore poi, un litro di latte per tutti e il golpe militare. E gli aerei cileni che bombardano "La Moneda" , il palazzo del loro governo, il modello di una democrazia umanista e sociale di Allende. Contrario alla dittatura.
Materiali di repertorio che insieme alle interviste diventano frammenti di un mondo che non c'é più.
È proprio quando si arriva al quarto capitolo del documentario che Nanni Moretti riesce a far emergere dall'angolo il ruolo di due diplomatici italiani, intrecciando il destino. Tutto é raccontato con semplicità, che spiazza.
Nanni Moretti si fa da parte, non lo si vede quasi mai, se non in due inquadrature, facendo ruzzolare in silenzio la storia eroica della Ambasciata italiana ai tempi di Aldo Moro, di quel muro scavalcato da una giovane ragazza davanti a un militare, capitata lì come se fosse normale, tra un colpo di fucile e la salvezza.
Lei sorride mentre racconta.

Erano i tempi dei desaperecidos cileni. La famiglia ti cercava, pensando fossi morto.

Così, quando sullo schermo ricompare Gian Maria Volonté, con quella testa dai riccioli imbiancati sul palco di una manifestazione nella Piazza dei S. S. Apostoli a Roma, per il Cile, ritorna il respiro di un'altra Italia.
C'é una scena dove Nanni Moretti intervista un militare cileno, condannato per quei crimini. Fa domande, cerca di capire, sentendo l'altra campana. Si vede solo di spalle il regista, l'inquadratura é tutta per il militare.

Poi, a un certo punto, per una piccola frazione, Nanni Moretti si alza. E affronta il generale golpista, nella cella di un carcere, dicendogli apertamente "Io non sono imparziale", guardando  il cameramen.

Eppure, l'ha voluto sentire, ha dato voce all'altra storia. E non solo con lui.

Santiago, Italia” è stato proiettato  come film di chiusura nel Torino Film Festival é da dicembre nelle sale, distribuito da Academy Two.

Non é solo un film.
È un affresco corale, un luogo dove quella virgola colorata di nero messa lì, sul titolo, diventa una piccola linea curva che per un attimo accorcia le distanze.
Alberto Sagna
30-12-2018


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