Sul fronte delle indagini siamo ancora alle battute iniziali. La procura di Parigi ha aperto un'indagine per disastro colposo, escludendo cioè il movente criminale, l'atto vandalico o quello terroristico. L'ipotesi su cui si lavora è che l'incendio sia divampato dal tetto di Notre-Dame, sottoposto a lavori di ristrutturazione, poco prima delle 19 di lunedì. Ma le indagini saranno lunghe e complesse, fanno sapere gli inquirenti: il tetto è difficile da raggiungere, circondato dalle impalcature che erano state impiantate per il progetto di ristrutturazione avviato nell'estate del 2018. Quel che pare certo è l'incendio sia stato innescato alle 18.50 nello spazio fra la volta e il tetto, dov'erano in corso i lavori di ristrutturazione, e ha rapidamente attaccato le travi di legno vecchie di 850 anni: così numerose da essere state soprannominate «la foret», la foresta. Diverse opere d'arte e reliquie sono state portate in salvo ma qualcosa è andato irrimediabilmente perduto. Quello che preoccupa è a momento la tenuta strutturale dell'edificio, indebolita dalle terribili fiamme che l'hanno divorato.
Intanto il ministro francese della Cultura, Franck Riester, sottlinea che il restauro della cattedrale «durerà mesi e anni» e che è ancora «troppo presto» per valutare la durata precisa della ristrutturazione. «In ogni caso ci vorrà tanto tempo e bilanci molto importanti». Riester ha precisato che «i due terzi del tetto sono andati in fumo» e che la «guglia è crollata all'interno della cattedrale, creando un buco nella volta», anche «una parte delle vetrate» è andata «distrutta». La struttura complessiva della cattedrale di Notre-Dame è «salva», ma per dire l'ultima parola sulla sua effettiva stabilità bisogna attendere il verdetto degli esperti, riuniti stamani.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha assistito con la moglie Brigitte a notte fonda al tragico spettacolo, ha elogiato i pompieri, «veri eroi» grazie ai quali e stato «evitato il peggio», e ha fatto una promessa: «La ricostruiremo, tutti insieme. È quello che i francesi si aspettano, che la nostra storia merita». Ed è partita già una colletta mondiale. E sempre Macron ha sottolineato: la «ricostruiremo». E la riposta dei francesi non si è fatta attendere: il gruppo del lusso Lvmh (propietaria del gruppo che controlla tra gli altri Fendi e Bulgari) della famiglia Arnault ha annunciato una donazione di 200 milioni di euro al fondo dedicato alla ricostruzione della Cattedrale; la famiglia Pinault, a capo di Kering, il gigante del lusso che controlla tra gli altri Gucci e Balenciaga, ha risposto all'appello e ha annunciato la donazione di 100 milioni di euro. L'Ile de France, la regione di Parigi, ha stanziato 10 milioni di euro. Ma la solidarietà arriva anche dagli Stati Uniti: la French Heritage Society, un'organizzazione che ha sede a New York, dedita proprio alla conservazione dei tesori architettonici e culturali francesi, ha lanciato una pagina web di raccolta fondi. E già lunedì sulla piattaforma di crowdfunding Go Fund Me sono state create in tutto il mondo più di 50 pagine ispirate dal terribile rogo.