Formigoni fuori: «Ha compreso i suoi errori»
Domiciliari dopo 5 mesi per l'ex governatore della Lombardia finito in cella lo scorso febbraio dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione
Roberto Formigoni esce dal carcere e va ai domiciliari. L'ex governatore della Lombardia era finito in cella lo scorso febbraio dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione. Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Milano.
Formigoni, in carcere a seguito della condanna nell'ambito del caso Maugeri-San Raffaele, si era presentato il 17 luglio davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, a cui aveva chiesto di scontare la sua pena ai domiciliari. E di uscire così dal carcere di Bollate (Milano) dove si trova recluso dallo scorso 22 febbraio, ovvero da quando, dopo la pronuncia della Cassazione, la sua condanna è diventata definitiva. E il sostituto procuratore generale di Milano Nicola Balice ha dato parere favorevole all'istanza perché l'ex governatore è ultrasettantenne, proprio come chiedeva la difesa.
Fuori dal carcere, Formigoni prosegue la detenzione in un’abitazione di Milano, presso un amico medico che si è offerto di ospitarlo e di fornirgli «l’aiuto necessario sotto il profilo economico». Formigoni in precedenza aveva anche chiesto di fare volontariato in un convento di suore nel periodo in cui sconterà il resto della pena, che scadrà a metà 2023, benefici compresi. «Comprendo il disvalore dei miei comportamenti» avrebbe detto Formigoni stesso in aula. L'ex potente, come scrivono i giudici, ha quindi «riletto la sua vicenda comprendendone gli sbagli» a partire dalla sua «amicizia con Daccò», comprese le «vacanze in yacht», e per lui, condannato in via definitiva per il caso Maugeri, anche se volesse, non c’è più «spazio» per collaborare. I giudici valorizzano anche il «basso profilo» da lui tenuto in carcere con i detenuti che, in quanto ex politico, gli hanno fatto molte richieste. In aula Formigoni ha assicurato di aver riflettuto molto in questi mesi. «Mi conformo alla sentenza», ha detto infine, porgendo ai giudici l’elemento dell’accettazione della condanna, indispensabile per ottenere i benefici penitenziari. |