Governo, fiducia al Senato sul Dl Sicurezza
L'ok con 160 voti favorevoli, 57 voti contrari e 21 astenuti. Il provvedimento ha incassato l'ultimo via libera del Parlamento, e con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è legge
Due giorni cruciali per la tenuta del governo gialloverde. Si è inizia lunedì col dibattito sul decreto legge Sicurezza bis, fortemente voluto dalla Lega e mal visto da buona parte del Movimento 5 Stelle. E la fronda M5S è pronta allo sgambetto, nonostante la fiducia posta dal governo. Poi c'è il voto sulla Tav.
Per quanto riguarda il dl Sicurezza, è stata dunque la fiducia a mettere fine alle diatribe interne al governo. A nome dell'Esecutivo, infatti, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha posto la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto legge, nel testo approvato dalla Camera. In teoria c'erano ancora 1.240 emendamenti da discutere e votare in commissione, tuttavia il decreto andava convertito in legge prima della pausa estiva, pena la decadenza. Applausi di scherno e grida «vergogna» si sono levati dai banchi del Pd quando, in Senato, Fraccaro, ha comunicato che il governo avrebbe posto la fiducia. Dalla maggioranza, prima i senatori della Lega e poi quelli del M5S, dopo qualche secondo hanno risposto, a loro volta, con applausi di scherno rivolti ai parlamentari del Pd.
In serata, il governo supera la prova: con 160 sì (57 no e 21 astenuti), il provvedimento di Salvini diventa legge. Il decreto legge n.53 del 14 giugno 2019, Disposizioni urgenti per il potenziamento dell’efficacia dell’azione amministrativa a supporto delle politiche di sicurezza, conosciuto come decreto Sicurezza bis, è stato approvato dalla Camera lo scorso 25 luglio. Il provvedimento, fortemente voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, regolamenta, tra le altre cose, la chiusura dei porti italiani alle navi delle Ong che soccorrono i migranti e stabilisce le sanzioni in caso di forzatura del blocco.
La pattuglia di senatori M5S dissidenti all'ultimo si assottiglia: in cinque escono dall'Aula del Senato, gli altri votano per non far cadere l'esecutivo. Danno una mano pure Fdi che si astiene e Fi che è in Aula ma non partecipa al voto. «Oggi bado ai fatti», esulta Salvini, ma il leader leghista, che ringrazia anche la «beata vergine Maria», punta subito l'attenzione sulla Tav e sulla mozione M5s per il no che sarà votata mercoledì. Non si ammettono «forse», dice: il M5s - accusa - con il no sfiducerà il premier Giuseppe Conte. Nessun contraccolpo sul governo, la mozione «impegna le Camere», ribatte Danilo Toninelli. Ma il leader leghista sbuffa: «Sono stanco di no e insulti».
Poi, come accennato, tocca alla Tav. «Chi dice di no alla Tav mette a rischio il Governo. Se stiamo al governo per perdere tempo, noi non ci siamo e chiediamo la parola a voi». Così Salvini da Milano Marittima nella giornata di domenica. «O le cose le facciamo fino in fondo, oppure… Non lo dico alle opposizioni, sono stufo di attacchi quotidiani da parte di quelli che dovrebbero essere alleati di governo. O tutti parlano meno e fanno il loro lavoro, oppure la pazienza finisce». Sata però la "promessa": «Magari stasera mando a cag… Di Battista». Si limita a un «conta zero».
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