Governo, strada in salita. Conte da Mattarella
Trattativa in bilico dopo le dichiarazioni di venerdì di Di Maio. Pd: «Subito chiarimenti». In mattinata il vertice (slittato dalle 12) con le delegazioni dem e M5S
La trattativa per la formazione del nuovo governo si è talmente complicata che in mattinata Giuseppe Conte è salito al Quirinale per un incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella. Una mossa che si sarebbe resa necessaria dopo gli scontri tra M5S e Pd a seguito dell'ultimatum partito ieri da Di Maio (poi frenato).
Il colloquio tra il premier incaricato e il Presidente è durato quasi un'ora e mezzo. Un incontro - chiesto da Palazzo Chigi tra ieri sera e questa mattina - interlocutorio, utile per informare il presidente sull'andamento della trattativa dopo le difficoltà emerse ieri, e arrivato a ridosso dell'incontro tra le delegazioni di Cinquestelle e Pd a Palazzo Chigi, coordinato dallo stesso Giuseppe Conte. Per il M5s erano presenti i capigruppo Patuanelli e D'Uva, per il Pd i capigruppo Delrio e Marcucci. «Vogliamo un chiarimento sul programma e di questo stiamo parlando con il presidente Conte». Così la vicesegretaria Pd Paola De Micheli in una breve dichiarazione alla stampa davanti al Nazareno. «Continuiamo a lavorare a un programma serio per gli italiani e non accettiamo ultimatum», ha detto, senza rispondere a domande. «L'apertura di una nuova possibile fase politica e di Governo già ci ha fatto guadagnare 600 milioni di euro. In prospettiva potrebbero essere fino a 15 miliardi. Euro che tornano alle famiglie e alle imprese italiane.Ecco perché continuiamo a chiedere una stagione nuova e un governo di svolta. Per un Italia che scommette sul lavoro, l'ambiente, la scuola e la ricerca, gli investimenti pubblici e privati». Scrive su Facebook il Segretario del Pd Nicola Zingaretti.
Venerdì, all'ora di pranzo, sembrava che la strada per un accordo di governo Pd-M5S fosse ormai in discesa, ma nel giro di mezz'ora si è tornati sulle montagne russe. È stato Luigi Di Maio ad alzare il tiro: «O siamo d'accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti». Anzi, ha aggiunto: «Altrimenti, meglio il voto». Dichiarazioni che avevano gelato i quasi alleati del Pd, dopo l'incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte, l'ultimo delle consultazioni a Montecitorio. I Democratici, prima si erano confrontati increduli, poi avevano replciato con durezza: niente diktat e minacce. Il più netto era stato il segretario Nicola Zingaretti: «Basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte». E aveva ricordato su Twitter: «Patti chiari, amicizia lunga». |