Senato, il Conte bis ottiene 169 sì
Fiducia con 2 voti in meno rispetto al precedente governo, sempre di Giuseppe Conte, ma sono almeno una ventina le assenze. Voti contrari 133, gli astenuti 5
Dopo la Camera, lunedì, oggi voto di fiducia al governo al Senato. E anche Palazzo Madama ha votato la fiducia al governo Conte bis. I sì sono stati 169, i no 133 e 5 gli astenuti. Salvini nel suo intervento: «Traditore per la poltrona. Anche la nomina di Gentiloni parte del patto con il diavolo con Macron e Merkela». Il premier risponde a tono: «Con una certa arroganza qualcuno unilateralmente ha deciso di portare l'Italia alle elezioni da ministro dell'Interno e sempre unilateralmente e arbitrariamente di concentrare definitivamente nelle proprie mani tutti i poteri: pieni poteri».
In aula al Senato, Conte si è seduto tra Luciana Lamorgese e Dario Franceschini. Il premier ha avuto un lungo scambio con Lamorgese e poi ha scambiato qualche parola con Franceschini. Nel suo discorso di ieri a Montecitorio il premier ha fatto appello «al coraggio» e alla «determinazione» di 5Stelle, Pd e Leu. Perché «va sfruttata l'occasione unica per migliorare il Paese». L'intervento più atteso quello di Matteo Salvini, leader della Lega. E le attese non sono state disilluse, col leader della Lega che chiama più volte il premier «presidente Conte-Monti» e lo accusa di avere fatto tutto per «una poltrona figlia di slealtà e di tradimento» e di essere «incollato a quella poltrona come una vecchia mummia della prima repubblica». «Le lascio la sua poltrona, io mi tengo il mio onore e l’affetto di milioni di italiani. Per noi “mai col Pd” rimane “mai col Pd”». Salvini sottolinea che la nascente alleanza giallo-rossa è fatta «solo per tenere fuori la Lega» e lo dimostrerebbe l’intenzione di mettere da subito mano alla legge elettorale, con il ritorno al proporzionale. «Sembra di tornare al pentapartito. Chi ha paura del voto degli italiani è perché pensa di non meritarlo». «Lo stile non lo fa la cravatta, la pochette, il capello ben pettinato» aggiunge poi il leghista. Salvini accusa poi Conte di essere «l’uomo che sussurrava alla Merkel», di avere «svenduto l’interesse italiano», di avere preso una «sòla» con la nomina di Paolo Gentiloni a commissario per gli Affari economici della Ue, «visto che tutto sarà sotto il controllo del vicepresidente Dombrovskis che è un falco della Ue».
Conte ha naturlamente replicato con toni altrettanto duri, esprimendo delusione per il fatto che «gli amici di ieri diventano non avversari ma nemici», ricordando che c’è chi è rimasto fermo all’8 agosto, ad una crisi di governo avviata senza valutarne le conseguenze. «Errare è umano, succede spesso a tutti, anche in politica. Dare agli altri la colpa dei propri errori è il modo migliore, in politica, per conservare la leadership del partito». Il premier ricorda a Salvini il fatto di aver fatto tutto da sé, di avere voluto unilaterlamente interrompere l’azione dell’esecutivo gialloverde, di aver provato a riportare il paese al voto senza dimenticare la richiesta dei «pieni poteri». E poi affonda: «Sento spesso richiamare il termine dignità: avrete modo di spiegare agli italiani cosa ci sia di dignitoso in tutti i voltafaccia che ci sono stati nelle ultime settimane». Nei 30 minuti del suo intervento, Conte parla però più del programma, rispondendo ai rilievi avanzati dalle diverse forze politiche, ribadendo quindi l’impegno per trovare le risorse per disinnescare l’aumento automatico dell’Iva, annuncia l’avvio di una riforma fiscale con priorità al cuneo fiscale, ovvero gli oneri sul lavoro e, sul tema dell’immigrazione, invita ad andare oltre l’«ossessione» dello slogan «porti aperti, porti chiusi».
La giornata in aula è stata tesissima, con la presidente Elisabetta Casellati costretta a richiamare più all'ordine e anche a sospendere la seduta dopo che la senatrice leghista Lucia Borgonzoni si era presentata in Aula con una maglietta con la scritta «Parliamo di Bibbiano». La presidente ha invitato più volte la senatrice a coprire la t-shirt e, al suo diniego, ha deciso di sospendere i lavori.
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