203.591 contagi, 27.682 morti e 71.252 dimessi
Regione Lombardia: virus a Milano già dal 26 gennaio. Sindaco di Codogno: «Da Conte ci aspettavamo di più». Colao: «Apertura a ondate per testare sistema, app utile se usata da tutti»
Dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, sono almeno le 203.591 che persone hanno contratto il virus Sars-CoV-2 dall'inizio dell'epidemia (+2.086 rispetto a ieri). Di queste, 27.682 sono decedute (+323) e 71.252 (+2.311) sono state dimesse. Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 104.657. I pazienti ricoverati con sintomi sono 19.210; 1.795 (-68) sono in terapia intensiva. I dati sono stati forniti dalla Protezione civile.
In Lombardia, comunica la Regione, sono risultate positive al Sars-CoV-2 75.134 persone (+786 rispetto a ieri, quando i casi positivi segnalati erano 74.348 e l’aumento sul giorno precedente era stato di 869). I dati sono stati forniti dalla Regione Lombardia. Di queste, sono decedute 13.679 persone (+104 rispetto a ieri, quando l’aumento rispetto al giorno prima era stato +126) e ne sono guarite e dimesse 50.347 (+864), i ricoveri in ospedale sono 7.120 rispetto ai 7.280 di ieri (- 160), quelli in terapia intensiva 634 (- 21). Da notare che i tamponi effettuati sono stati 14.472, contro gli 8.573 di ieri.
Nell'audizione davanti alle commissione riunite Finanze e Attività Produttive, il commissario all'emergenza Coronavirus Domenico Arcuri dice che con i ventilatori e le terapie intensive «siamo attrezzati a reggere picchi anche superiori a quelli della prima fase dell'emergenza; l'apocalisse non la regge nessuno, ma siamo tutti convinti che non ci sarà». Quindi scandisce: sul tema delle mascherine, le Regioni ne abbiano in deposito 47 milioni di pezzi. «Abbiamo ora circa 1.980 posti occupati in terapia intensiva su una disponibilità di 9 mila, abbiamo distribuito 4.200 ventilatori e potremmo raddoppiare il numero in pochi giorni - spiega Arcuti - ma non solo per ora non servono, ma non sappiamo dove saranno gli eventuali maggiori focolai» nella Fase. «Da lunedì (4 maggio, inizio della fase 2, ndr) se serviranno possiamo distribuire 12 milioni di mascherine al giorno, da giugno 18 milioni, da agosto 24 milioni al giorno. Le distribuiamo gratis a Sanità, Pubblica amministrazione, forze dell'ordine e servizi essenziali, da lunedì anche ai trasporti pubblici locali e alle Rsa pubbliche e private. Ma il commissario non distribuisce mascherine ai cittadini, deve metterli in condizione di comprarle a un prezzo più conveniente possibile, di qui il prezzo calmierato a 0,50 centesimi. La gente dice che non ha mascherine? Io più che darle alle categorie indicate e alle farmacie non posso fare».
Il Covid-19 circolava a Milano già il 26 gennaio, quasi un mese prima della scoperta del paziente 1 a Codogno (Lodi), il 21 febbraio. Lo scrive il Corriere della Sera che cita un'analisi condotta dalla task-force sanitaria della Regione Lombardia.
Secondo lo studio, almeno 160 persone avevano contratto il virus tra Milano e provincia (su circa 1.200 in Lombardia) al 26 gennaio. Il contagio s'era già innescato dunque prima di Codogno e i sintomi vennero scambiati per la coda dell'influenza. Secondo l'analisi della task-force quel 26 gennaio, ribattezzato come "Giorno 0", c'erano già 46 casi di Covid-19 a Milano, mentre in Lombardia se ne contavano 543. Ma i casi diventano "visibili" solo dopo Codogno, quando tutti si accorgono che il virus è arrivato e cominciano i tamponi alla ricerca dei contagiati. Comincia quindi quella corsa esponenziale che ci fa arrivare fino alla cifra in Lombardia dei 74.348 infettati, registrati il 28 aprile. Tutti credevamo quindi che fossero gli aeroporti i canali di trasmissione, mentre c'erano già 46 milanesi che avevano contratto il virus a fine gennaio, e che lo hanno trasmesso velocemente ad altri. L'analisi dice che in nove accusano i sintomi il 12 febbraio, in 13 il 15, in 10 il 18, in 35 il 20 febbraio. Poi, dal 21, con il paziente "1" di Codgogno comincia una nuova era.
Intanto Francesco Passerini, sindaco di Codogno, a nome di tutti i primi cittadini dei 10 Comuni del lodigiano messi in quarantena il 24 febbraio, dichiara: «Ci aspettavamo di più, soprattutto per quelli che erano i quesiti principali posti da noi sindaci dell’ex zona rossa». «A Conte ho chiesto parole di riappacificazione nei confronti dell’ospedale di Codogno anche se poi il premier ha negato di aver mai criticato il presidio» dove è stato accertato il primo caso di coronavirus in Italia.
L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, annuncia: «A partire da domani, con l’avvio di altri 33 centri, si estende a tutta la Lombardia l’esecuzione dei prelievi ematici per l’elaborazione dei test sierologici che porteranno a regime, entro l’inizio della prossima settimana, il sistema regionale di analisi degli anticorpi neutralizzanti per il Covid-19».
«È l'occasione per rilanciare l'Italia, il Paese ha imparato a usare le nuove tecnologie - così Vittorio Colao capo della task force sulla fase 2 -. Ripartiremo a ondate, pronti a chiudere piccole aree se il male riparte» con «regole diverse a seconda delle regioni e mettere alla prova il sistema». E sulla app Immuni dice: «Potrà servire se arriva in fretta e se la scaricano la grande maggioranza degli italiani altrimenti servirà a poco».
Arrivano dal governo le prime aperture sulle messe che dovrebbero riprendere l’11 maggio, un lunedì e non di domenica. Una ripresa soft, per evitare assembramenti. Sarebbe questo per ora l’orientamento prevalente nel governo dopo la tensione con la Cei. Non bastano i funerali quindi, che riprenderanno ad essere celebrati matrimoni e battesimi, sempre rispettando le distanze e il divieto di assembramento. Dovrebbero restare sospese, per ora, le comunioni - che tradizionalmente si celebrano proprio a maggio - e le cresime. |