Recovery Fund, controproposta dei rigoristi
Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca sul piano franco-tedesco: no ai contributi a fondo perduto, invece solo prestiti e con impegno su riforme e conti pubblici
Il Recovery Fund non deve «portare a alcuna mutualizazzione del debito", ma limitarsi a "prestiti a condizioni favorevoli a beneficio degli Stati membri in stato di necessita'" in cambio di "un forte impegno a riforme e al quadro di regole fiscali".
Sarebbe questa la proposta avanzata dal gruppo dei "4 frugali", o rigoristi - Austria, Olanda, Danimarca e Svezia - in un non-paper sul Recovery Fund e il bilancio 2021-2027 dell'Ue, riportato dalle agenzi di stampa Agi in Italia. Stando al documento, i quattro Paese si dicono convinti che non sia possibile dire sì «a nessuno strumento o misura che porti alla mutualizzazione del debito o a un aumento significativo del bilancio Ue. Il nostro obiettivo è fornire finanziamenti temporanei attraverso il quadro finanziario pluriennale e offrire prestiti favorevoli a chi è stato più gravemente colpito dalla crisi», si legge ancora nel non-paper di Austria, Olanda, Danimarca e Svezia. I quattro propongono di istituire un "Emergency Recovery Fund" della durata limitata a due anni. Il Fondo non deve «portare a alcuna mutualizzazione del debito», ma fornire «prestiti a condizioni favorevoli a beneficio degli Stati membri in stato di necessità, limitando al contempo il rischio di tutti gli Stati membri e fornendo incentivi sani», «il sostegno alla ripresa dovrebbe assicurare che tutti gli Stati membri siano meglio preparati per la prossima crisi. Un forte impegno alle riforme e al quadro di regole fiscali è essenziale per promuovere la crescita potenziale».
Sul piano dei quattro si registra però il no del governo italiano. «Una recessione così dura richiede proposte ambiziose e innovative come il Recovery Fund. A rischio ci sono mercato interno e i suoi benefici per tutti gli europei. Il documento dei paesi "frugali" è difensivo e inadatto. Serve più coraggio il 27 maggio dalla Commissione europea», ha scritto su Twitter il ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola. |