«Da marzo ad aprile crollo della mortalità»
Brusaferro: «No al riutilizzo delle mascherine chirurgiche». Riapre il pronto soccorso di Codogno. Crisanti: «Austria fa bene a non aprire all’Italia: ancora tanti casi»
Da gennaio ad aprile 2020 si è ridotta in Italia la mortalità complessiva per tutte le cause. Il dato nel secondo Rapporto di Istat e Istituto Superiore di Sanità (Iss) sull’impatto dell’epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale in Italia. A livello nazionale i decessi totali si sono ridotti dagli 80.623 di marzo a 64.693 di aprile e la stima dell’eccesso di mortalità è passata dal 48,6% di marzo (26.350 decessi in più nel 2020 rispetto alla media 2015-2019) al 33,6% di aprile (16.283 decessi in più). La mortalità è diminuita soprattutto nelle province ad alta diffusione del nuovo coronavirus, dove i decessi sono passati dai 44.998 di marzo 2020 (113,1% in più rispetto al 2015-2019) ai 32.931 di aprile (73,9% in più rispetto al 2015-2019). Il calo più importante riguarda la Lombardia: i morti per il totale delle cause sono diminuiti da 24.893 di marzo a 16.190 di aprile 2020 e l’eccesso di decessi rispetto alla media degli stessi mesi del periodo 2015-2019 è sceso dal 188,1% al 107,5%.
«Da inizio crisi sono stati somministrati in media 39.500 tamponi al giorno, a maggio in media 61 mila al giorno. Obiettivo era far crescere stabilmente questo numero fino a 84 mila al giorno, lo abbiamo superato e ne potremo fare 89 mila al giorno, +47% su maggio. E 9,9 milioni di prodotti tra reagenti e kit saranno acquistati e messi a disposizione delle Regioni». A dilro in mattinata è il commissario Domenico Arcuri, intervenuto dalla Protezione civile. «Nel Lazio in media da 3.803 al giorno passeremo a 6.328 tamponi al giorno, da 12.159 a 21.336 in Lombardia. Al 31 dicembre il 28 per cento degli italiani sarà stato sottoposto a tampone, ove necessario, un italiano su tre quasi».
«Se Zangrillo fosse andato a Vo’ la prima settimana di gennaio avrebbe detto che il virus clinicamente non esisteva e poi avrebbe visto cosa ha fatto. In questo momento c’è poca trasmissione ma non significa che non c’è pericolo. Non esiste il rischio zero in questo momento». Così in mattinata, il direttore Microbiologia e Virologia all’Università di Padova e regista della gestione veneta dell’epidemia, Andrea Crisanti, in collegamento con Agorà su Rai3, ha commentato le parole del direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo (secondo cui il virusl «clinicamente non esiste più»). Crisanti ha poi spiegato perché pensa che Vienna faccia bene a tenere ancora provvisoriamente chiusi i confini con l’Italia: «Da noi ci sono ancora un sacco di casi».
Intanto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro, in audizione in Commissione d’inchiesta sui rifiuti. «Le mascherine chirurgiche possono esser utilizzate anche per un uso prolungato da 2 a 6 ore ma non ci sono evidenze che ne garantiscano il riutilizzo in sicurezza» e neppure il ricondizionamento.
A Codogno, dopo 90 giorni, riapre il pronto soccorso, a tre mesi dall’intuizione del medico anestesista Annalisa Malara (appena nominata Cavaliere della Repubblica dal presidente Mattarella), che individuò nei sintomi del “paziente 1” la possibile e poi accertata presenza del coronavirus. Alla riapertura erano presenti il direttore generale della ASST di Lodi, Massimo Lombardo, il primario del pronto soccorso Stefano Paglia e il sindaco del paese, Francesco Passerini. |