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Lockdown, atti desecretati: «Chiudere a zone»

Rivelati 5 documenti degli esperti. Il governo però volle il lockdown totale. Tra i documenti del Comitato tecnico scientifico non ci sono quelli di Alzano e Nembro

Alla fine prevale la linea dura su tutta la linea: non solo niente treni pieni al 100%, ma neanche pullman, bus e metro. «Esistono evidenze scientifiche che senza il metro di distanziamento a bordo di questi mezzi, dove il ricambio d’aria è insufficiente, il rischio di contagio diventa considerevole» dicono gli esperti.

La decisione nella riunione degli scienziati in collegamento con la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. La quale, di fronte al peggioramento del quadro epidemiologico, ha ritenuto che sia meglio che su treni e bus a lunga percorrenza si viaggi con il posto libero affianco. A meno che non sia occupato da «persone che si frequentano abitualmente». Il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, ha però fatto sapere ai governatori che il governo non intende impugnare le delibere regionali che hanno autorizzato i viaggi a pieno carico. Sulla falsa riga della politica adottata già dal Dpcm del 14 luglio: «La responsabilità è delle regioni, che devono valutare il da farsi in base al quadro epidemiologico».

Intanto il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza) ha chiesto di rendere pubblici i verbali del Cts fino ad oggi secretati, ma già ieri pomeriggio la Fondazione Luigi Einaudi ha annunciato che la Presidenza del Consiglio ha consegnato la documentazione secretata con i verbali delle sedute del Comitato tecnico scientifico. Nelle carte, cinque verbali posti a base dei Dpcm sul Coronavirus. Nel verbale del 7 marzo, due giorni prima del lockdown nazionale, il Cts dava indicazione di adottare misure differenziate secondo i territori, individuando «le zone cui applicare le misure di contenimento della diffusione del virus più rigorose rispetto a quelle da applicarsi all'intero territorio nazionale, nelle seguenti: Regione Lombardia, e province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro e Urbino; Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti». Due giorni dopo, il 9 marzo, il governo decideva il lockdown in tutta Italia.

Il Comitato tecnico scientifico, nel verbale del 7 marzo, individua «le zone cui applicare le misure di contenimento della diffusione del virus più rigorose rispetto a quelle da applicarsi all'intero territorio nazionale, nelle seguenti: Regione Lombardia, e province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro e Urbino; Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti». Dunque l'indicazione era di misure differenziate per territori. Il 9 marzo viene annunciato il lockdown totale dell'Italia. «Le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto presentano... una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus, tale da richiedere la prosecuzione di tutte le misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste». Così il Cts una settimana dopo l'individuazione del paziente uno a Codogno, suggerendo al governo una serie di misure più restrittive per le tre regioni dove il Coronavirus si stava maggiormente diffondendo. Dieci giorni dopo la riunione del Cts, il governo adottò la misura del lockdown per la Lombardia e altre 14 province in Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Gli esperti suggerivano in particolare la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate «di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico e privato», degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati e dei concorsi, la chiusura di scuole e università, il mantenimento dell'obbligo di chiusura per musei e per tutti i luoghi culturali. Quanto alle attività commerciali, il Cts consigliava la «soppressione dell'obbligo di chiusura» ma solo a condizione «dell'adozione di misure organizzative che consentano la fruizione nel rispetto della distanza di almeno un metro tra le persone».

Il 1 marzo, sempre nei verbali, si legge che «il Cts esprime la raccomandazione generale che la popolazione, per tutta la durata dell'emergenza, debba evitare, nei rapporti interpersonali, strette di mano e abbracci». Il 9 marzo, poi, il premier Giuseppe Conte avrebbe annunciato il lockdown. Lo si legge in uno dei verbali del Comitato contenenti «informazioni non classificate controllate».
06-08-2020

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