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Recovery plan approvato. Italia Viva si astiene

Dal Consiglio dei ministri sì al piano da 222,9 miliardi. Nella riunione botta e risposta tra renziani e alleati su Mes e vittime del Covid. Ora la crisi è a un passo

Il Consiglio dei ministri ha approvato il Recovery plan, la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza che sarà inviata in queste ore alla Camera e al Senato. Come anticipato da Matteo Renzi, Italia Viva (con le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti) si è astenuta sul voto dopo che le condizioni sul Mes sono rimaste immutate. Le ministre renziane definiscono "incomprensibile" la rinuncia al fondo salva-stati e Conte replica che: "Il Mes non è compreso nel next generation, non è questa la sede per discutere il punto" e accusa Iv di speculare sul numero dei decessi in Italia per invocare l'attivazione del Fondo. Ora la crisi è a un passo: il partito di Renzi decide sulle dimissioni delle proprie ministre.

La rottura finale e la conseguente crisi di governo sembrano ormai inevitabili dunque. Intanto, però, il governo ha dato il via libera al Recovery plan, che servirà per attuare in Italia il programma dell’Ue e spendere i soldi stanziati contro l’emergenza Covid. Il piano, rispetto alla sua versione iniziale, prevede un aumento delle risorse investite per la sanità (che salgono a 20 miliardi), per la cultura, per l'alta velocità al Sud e per l'istruzione. Nessun riferimento, nell'ultima versione del piano, al tema della governance.

Il piano dovrà dare attuazione, nel nostro Paese, al programma Next Generation EU, varato dall’Unione europea per integrare il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 alla luce delle conseguenze economiche e sociali della pandemia da COVID-19. L’azione di rilancio del Paese, scrive Palazzo Chigi, delineata dal piano è guidata da obiettivi di policy e interventi connessi ai tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale.

Il piano consente di affrontare, in modo radicale, le profonde trasformazioni imposte dalla duplice transizione, ecologica e digitale, una sfida che richiede una forte collaborazione fra pubblico e privato. Inoltre, attraverso un approccio integrato e orizzontale, si mira al rafforzamento del ruolo della donna e al contrasto alle discriminazioni di genere, all’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno. Tali priorità non sono affidate a singoli interventi circoscritti in specifiche componenti, ma perseguite in modo trasversale.

Il Piano si articola in sei missioni, che rappresentano “aree tematiche” strutturali di intervento: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Nell’insieme, le missioni raggruppano sedici componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo, che a loro volta si articolano in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti.

Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni del PNRR sono pari a circa 210 miliardi di euro. Di questi, 144,2 miliardi finanziano “nuovi progetti” mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a “progetti in essere” che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del PNRR, una significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa.

Con il piano, il Governo intende massimizzare le risorse destinate agli investimenti pubblici, la cui quota supera il 70%. Gli incentivi a investimenti privati sono pari a circa il 21%. Impiegando le risorse nazionali del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 non ancora programmate, è stato possibile incrementare gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi progetti in settori importanti, che comprendono la rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale sostenibile, la banda larga e il 5G, il ciclo integrale dei rifiuti, l’infrastrutturazione sociale e sanitaria del Mezzogiorno.

I singoli progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. A tali criteri è stata orientata anche l’individuazione e la definizione sia dei “progetti in essere” che dei “nuovi progetti”. Per ogni missione sono indicate, inoltre, le riforme necessarie a realizzarla nel modo più efficace.
13-01-2021

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