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Funivia Mottarone, la Procura: freni non hanno funzionato

Il giallo del cavo tranciato. «Non è scattato il blocco». Sui corpi delle 14 vittime disposto «riscontri diagnostici esterni», l'autopsia invece è «superflua»

Scatta l'indagine per la tragedia della funivia del Mottarone. Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio hanno partecipato al Palacongressi di Stresa (Verbania) al tavolo tecnico per cercare di capire quanto accaduto domenica, dove la rottura del cavo trainante della funivia sul lago Maggiore ha fatto precipitare una cabinovia provocando la morte di 14 persone.

All'incontro hanno preso parte anche il sindaco di Stresa Marcella Severino con il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso, l'assessore alle Infrastrutture e Trasporti e alla Protezione civile Marco Gabusi e il prefetto di Verbania Angelo Sidoti. «È un giorno di grande tristezza per il Paese», il commento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Enrico Giovannini. «Il Governo e tutte le istituzioni - aggiunge - sono impegnate a capire le cause, a comprendere cosa è accaduto. E, al tempo stesso, a fornire assistenza alle famiglie colpite da questa tragedia».

Secondo il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, il sistema frenante di sicurezza della funivia «non ha funzionato». E c'è anche il «disastro colposo» tra i reati ipotizzati dalla procura che indaga sulla tragedia. La nuova ipotesi di reato si aggiunge all'omicidio plurimo colposo e alle lesioni colpose per il bimbo ferito in ospedale. Sui corpi delle 14 vittime la procura ha disposto «riscontri diagnostici esterni», ritenendo invece l'autopsia «superflua». «Entro oggi disporremo il nulla osta per i funerali», afferma ancora Bossi, sottolineando che «le aziende coinvolte sono più d'una, prima dobbiamo nominare i periti per le consulenze tecniche. Per parlare di indagati - ha però precisato - è presto».

Oltre alla rottura del cavo, l'inchiesta della Procura di Verbania dovrà stabilire perché non abbia funzionato il freno di emergenza della cabina. La mancata attivazione del freno, viene spiegato, «ha fatto sì che la cabina, dopo la rottura del cavo, abbia preso velocità, iniziando a scendere, finendo così catapultata fuori dai cavi di sostegno». «Il bambino è sedato e intubato, ieri ha fatto un intervento e adesso rimane addormentato. Nel corso della giornata faremo una risonanza magnetica per valutare le condizioni del cervello. Adesso deve restare calmo, speriamo. Non si può ancora dire se ha riportato traumi celebrali». Così Giorgio Ivani, direttore Rianimazione del Regina Margherita di Torino dove si trova il bambino unico superstite della tragedia.
24-05-2021

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