«Su Ddl Zan risponderò domani in Parlamento»
Così Draghi al termine di una giornata di polemiche dopo che la Santa Sede ha attivato i canali diplomatici per chiedere formalmente di modificare il testo
Giornata di roventi polemiche dopo che il Vaticano ha attivato i canali diplomatici per chiedere formalmente al Governo italiano di modificare il ddl Zan contro l'omotransfobia. Si tratta si un atto molto importante e di grande peso per correggere un testo normativo che secondo i giuristi della Segreteria di Stato violerebbe un articolo del Concordato. E Draghi annuncia che domani risponderà in Parlamento.
«Domani sarà in Parlamento tutto il giorno, mi aspetto che mi facciano domande (sul ddl Zan e la posizione del Vaticano ndr) e risponderò in maniera ben più strutturata di oggi. È una domanda importante» ha detto il premier a proposito del disegno di legge Zan approvato alla Camera e ora all'esame della Commissione Giustizia del Senato che, secondo la Santa Sede, se non modificata andrebbe a cozzare con alcuni contenuti dell'accordo di revisione del Concordato vale a dire la piena libertà per la Chiesa di svolgere «la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione» inoltre «la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica».
La nota diplomatica è stata fatta arrivare al governo italiano per il tramite di monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, praticamente il ministro degli esteri di Papa Francesco. Il testo Zan, secondo i giuristi del Vaticano, metterebbe anche a repentaglio, così come è formulato, «la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» alle associazioni e organizzazioni catttoliche.
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